L’arrivo dell’ISEE nell’IT Wallet dell’App IO rappresenta una svolta significativa per la cittadinanza digitale. Si tratta di un’opzione in più all’interno di un’app che, superati i piccoli impacci iniziali legati alla digitalizzazione, è stata accolta mediamente con favore dagli italiani.
La novità è un elemento che rinnova il modo in cui i cittadini accedono e gestiscono i documenti, ridisegna il rapporto con la Pubblica Amministrazione e pone altresì nuovi interrogativi in tema di privacy, sicurezza e inclusione digitale.
IT Wallet: più documenti e meno burocrazia
Dal suo lancio, l’IT Wallet -il portafoglio digitale italiano integrato nell’App IO- ha ospitato documenti come la patente di guida, la tessera sanitaria e la carta europea della disabilità.
Ora, grazie all’ok del Garante della Privacy ai nuovi decreti del PNRR, la sperimentazione si allarga: tra i nuovi contenuti ci saranno l’attestazione ISEE, i titoli di studio e accademici, i certificati di residenza e quelli relativi al godimento dei diritti politici e all’iscrizione alle liste elettorali.
La logica è chiara: semplificare, attraverso lo smartphone, la presentazione di documenti spesso richiesti in contesti di accesso a bonus, concorsi, agevolazioni o servizi pubblici e privati. In futuro si stima potranno essere digitalizzati anche la carta d’identità elettronica e altri documenti scolastici e professionali.
Tutte queste novità, finiscono per agevolare i cittadini in operazioni forse non abituali, ma che all’occorrenza aiutano a far risparmiare tempo. Avere l’ISEE direttamente nell’app, significa poter dimostrare con più rapidità e semplicità le condizioni economiche del nucleo famigliare in contesti digitali o dal vivo. Si tratta di un vantaggio concreto soprattutto per chi richiede agevolazioni economiche o sociali.
Non dimentichiamo, inoltre, che l’uso del wallet digitale promuove la riduzione delle certificazioni fisiche, evitando i passaggi nei Comuni o le stampe cartacee, con un risparmio in termini di tempo e costi. Centralizzare diversi documenti in un’unica app significa semplificare le interazioni con la Pubblica Amministrazione e -potenzialmente- con realtà private, riducendo le difficoltà legate all’invio di file o alla verifica dell’autenticità dei documenti stessi.
Incognite da risolvere: sicurezza e privacy
Tuttavia, come si suol dire, non è tutto oro ciò che luccica. L’estensione del portafoglio solleva questioni complesse legate alla sicurezza e alla privacy delle persone. Sono interrogativi che giocoforza ci si pone ogni qualvolta ci si trovi di fronte alle nuove tecnologie. Il Garante ha posto condizioni stringenti, richiedendo una valutazione d’impatto sulla protezione dei dati e misure volte a evitare usi non autorizzati o finalità ulteriori rispetto a quelle dichiarate.
Finora la patente digitale, ad esempio, è servita solo come prova del possesso di un titolo di guida, ma non come documento d’identità nei controlli aeroportuali o per le interazioni con gli uffici pubblici. Per l’ISEE e altri attestati, sarà cruciale definire quando e in che contesti le versioni digitali potranno sostituire quelle cartacee. Un altro tema è quello legato ai titoli di studio: i database nazionali (come l’Anagrafe Nazionale Istruzione Superiore, ANIS) contengono solo le informazioni relative ai certificati conseguiti dopo il 2010. Vien da sé che questo limiti la portata dell’integrazione digitale, almeno per il momento.
Inoltre, c’è l’aspetto che riguarda l’accesso al wallet, che già in questi anni è risultato in parte problematico, soprattutto per quella fascia di popolazione più anziana, che ha poca dimestichezza con la tecnologia. A oggi, per accedere all’app IO è necessario lo SPID o la Carta d’Identità Elettronica (CIE), modalità che risultano complesse per molti utenti, soprattutto in un contesto di cambiamenti futuri che richiederanno autenticazioni più rigide (come la scansione del documento fisico via smartphone, richiesta dalle norme UE). Insomma, di innovazione abbiamo un disperato bisogno. C’è da capire se saremo tutti in grado di accoglierla.
EUDI Wallet: l’Italia come apripista
L’IT Wallet non è un progetto isolato, fa parte di un disegno più ampio di portafoglio digitale europeo, in sigla EUDI Wallet, destinato ad armonizzare le identità digitali dei cittadini all’interno dell’intera Unione Europea.
L’Italia, con l’IT Wallet, punta a essere tra i primi Paesi a sperimentare in modo avanzato l’archiviazione digitale di documenti personali, ma questa corsa comporta anche qualche rischio ponderato: l’anticipazione normativa e tecnologica può scontrarsi con la realtà della digitalizzazione ancora incompleta in molte zone del Paese, con la complessità dei database pubblici e con le difficoltà di accesso per chi non dispone di dispositivi aggiornati o di competenze digitali adeguate.
Il risultato finale dipenderà non solo dalle soluzioni tecnologiche, ma anche da come verranno gestiti i problemi normativi, le garanzie sulla privacy e l’inclusione digitale.