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CURIOSITÀ 20 LUGLIO 2024

Svelato il mistero dell’Isola di Pasqua: non ci fu mai un ecocidio

L’Isola di Pasqua, conosciuta anche come Rapa Nui, ha affascinato studiosi e visitatori per secoli con i suoi enigmatici Moai e la storia apparentemente tragica del collasso della sua civiltà. Per lungo tempo, si è infatti creduto che la popolazione locale avesse distrutto il proprio ambiente attraverso un uso insostenibile delle risorse naturali, portando al cosiddetto “ecocidio“. Tuttavia, recenti studi archeologici e ampie analisi scientifiche stanno riscrivendo questa narrazione, offrendo una visione più complessa della storia dell’isola.

Niente ecocidio sull’Isola di Pasqua

Secondo la teoria che sostiene l’ecocidio, gli abitanti dell’Isola di Pasqua avrebbero devastato l’ambiente disboscando l’isola per costruire i famosi Moai, le grandi statue di pietra, portando all’esaurimento delle risorse e alla conseguente rovina della loro società. Tuttavia, recenti studi hanno messo in discussione questa versione dei fatti, suggerendo una realtà molto diversa e più articolata.

Uno studio pubblicato su Science Advances rivela che la popolazione di Rapa Nui era molto più sostenibile di quanto precedentemente ipotizzato. Gli abitanti utilizzavano tecniche agricole avanzate, come i giardini di pietra, per coltivare patate dolci e altre colture, adattandosi perfettamente alle limitate risorse naturali dell’isola. I giardini coprivano un’area sufficiente a sostenere una popolazione stabile di circa 3mila persone, una cifra non lontana dai numeri osservati dai primi esploratori europei nel XVIII secolo, e quindi pienamente compatibile con l’ambiente e sostenibile a livello di risorse naturali.

Gli scienziati della Columbia University hanno combinato l’analisi delle immagini satellitari con dati archeologici per arrivare a questa conclusione, smontando l’ipotesi che la popolazione di Rapa Nui fosse cresciuta a dismisura fino a causare un collasso ecologico. In realtà, la gestione delle risorse era sostenibile e la società locale era molto resiliente, adattandosi alle condizioni difficili dell’isola senza mai superare la capacità del loro ambiente.

Perché la civiltà finì sull’Isola di Pasqua

Se non ci fu un ecocidio, perché allora la civiltà di Rapa Nui entrò in declino? Gli studi recenti offrono diverse spiegazioni alternative. Uno dei fattori principali fu probabilmente l’impatto del contatto con gli europei. Quando i primi esploratori olandesi giunsero sull’isola nel 1722, portarono con sé malattie sconosciute agli abitanti locali, per le quali non avevano alcuna immunità. Questo contatto provocò una drastica riduzione della popolazione a causa delle epidemie.

Inoltre, l’arrivo degli europei introdusse anche nuove dinamiche economiche e sociali che destabilizzarono la società tradizionale di Rapa Nui. Il commercio forzato e la schiavitù, insieme alla distruzione delle pratiche agricole locali, contribuirono ulteriormente al declino della popolazione e alla disintegrazione delle strutture sociali esistenti.

Un altro aspetto da considerare è il cambiamento climatico. Studi paleoambientali indicano che l’isola potrebbe aver subito variazioni climatiche che resero ancora più arduo il sostentamento della popolazione locale. La combinazione di questi fattori – malattie, clima e disordini sociali – piuttosto che un collasso ecologico autoinflitto, sembra essere in definitiva la causa del declino della civiltà di Rapa Nui.

Queste nuove interpretazioni offrono un’altra prospettiva sulla popolazione dell’Isola di Pasqua e dimostrano come per loro sia stato possibile vivere in equilibrio con l’ambiente anche in condizioni estreme, fino all’arrivo di variabili esterne che ne hanno compromesso irrimediabilmente il futuro.

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