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CURIOSITÀ 22 OTTOBRE 2024

Dichiarato morto, si risveglia durante l’espianto degli organi

Mirko Ledda

Mirko Ledda

Editor e videomaker

Attualità, alimentazione, pop economy, tecnologia e scienza: le mie passioni sono accomunate dai numeri e dalla ricerca della verità. Quando non scrivo articoli per nerd, monto video e faccio sproloqui in radio.

Un caso da medical drama in stile Grey’s Anatomy sta facendo tremare il sistema sanitario statunitense e mettendo in discussione il modo in cui viene dichiarata la morte dei pazienti negli ospedali di tutto il mondo. Un 36enne del Kentucky, per cui era stata dichiarata la morte cerebrale dopo un arresto cardiaco in seguito a un’overdose, si è risvegliato durante l’operazione per l’espianto degli organi.

Anthony Thomas Hoover II, detto TJ, “si agitava sul tavolo operatorio” durante quel maledetto intervento, avvenuto a ottobre 2021. Ora il suo caso è stato preso in esame per rivedere le procedure che riguardano la donazione degli organi.

Paziente dichiarato morto si risveglia in sala operatoria

La vicenda è stata denunciata da un’ex addetta alla conservazione degli organi presso il Kentucky Organ Donor Affiliates (Koda), che ha raccontato di aver esaminato le note relative all’intervento chirurgico, dove si evidenziavano segni di vita del paziente.

Secondo quanto riportato dalla Npr, la National Public Radio, il paziente avrebbe mostrato movimenti durante un test clinico per valutare l’idoneità del suo cuore per l’espianto. La donna ha descritto la scena con parole forti: “Il donatore si è svegliato durante la procedura e si agitava sul tavolo operatorio”.

La sorella di TJ, a cui era stata comunicata la morte cerebrale dell’uomo, ha ricordato di aver notato i suoi occhi aprirsi prima dell’intervento, un fenomeno che il personale medico ha spiegato come un semplice riflesso. Alcuni testimoni hanno anche parlato di pressioni nei confronti della famiglia per procedere con la donazione.

Le cose sono peggiorate quando, durante la preparazione per il prelievo degli organi, TJ ha manifestato movimenti più evidenti e persino lacrime, spingendo i medici a sospendere l’operazione.

Come sta TJ, il paziente morto e poi “resuscitato”

Oggi TJ è vivo e affidato alle cure della sorella, ma le sue condizioni restano critiche, con difficoltà di parola, memoria e movimento. Il caso è ora oggetto di un’indagine da parte della Health Resources and Services Administration, che sta cercando di chiarire cosa è successo davvero.

L’ospedale Baptist Health Richmond ha ribadito tramite una comunicato stampa che la sicurezza dei pazienti è e sempre sarà una priorità assoluta, mentre il Joda ha sostenuto che l’intervento è stato interrotto non appena è emerso che il paziente mostrava segni di ripresa.

“Quando le condizioni di un paziente migliorano o non si verifica un arresto cardiaco entro un certo lasso di tempo, la famiglia viene informata e la donazione non può avere luogo. È quanto accaduto in questo caso”, ha dichiarato l’organizzazione. Niente di strano, dunque? Non proprio, visto che negli States si è riaperto un dibattito di lunga data.

Che differenza c’è tra morte biologica e cerebrale

La morte biologica coinvolge la cessazione di tutte le funzioni vitali senza possibilità di supporto artificiale. La morte cerebrale, invece, riguarda solo le funzioni neurologiche. Dal punto di vista medico sono equivalenti, dato che la perdita delle funzioni cerebrali è irreversibile. Gli altri organi possono invece essere temporaneamente mantenuti in vita per fini accademici o la donazione di organi.

La vicenda ha riacceso i riflettori sulla definizione precisa di morte cerebrale e i criteri utilizzati per stabilire quando è possibile procedere all’espianto, dato che questi variano di Paese in Paese e da stato a stato negli Usa, dove sono stati più volte oggetto di revisione.

Criteri troppo rigidi possono limitare le donazioni e prolungare inutilmente l’occupazione di risorse ospedaliere. Al contrario meno controlli potrebbero rendere casi come quello di TJ sempre più comuni.

Come viene dichiarata la morte cerebrale

La morte cerebrale è la cessazione completa e irreversibile di tutte le funzioni del tronco encefalico. Negli Stati Uniti è effettuato un esame neurologico per valutarne l’assenza di riflessi. Segue poi un test di apnea per verificare la mancanza di respirazione spontanea.

In alcuni casi possono essere utilizzati test strumentali come l’elettroencefalogramma o l’angiografia per confermare l’assenza di attività cerebrale. È richiesta la conferma da parte di un secondo medico.

L’accertamento di morte cerebrale in Italia

In Italia invece la morte cerebrale viene accertata da una commissione di tre medici, composta da un medico legale, un neurologo e un anestesista-rianimatore, dopo un periodo di osservazione minimo di 6 ore, che è più lungo per i bambini, durante il quale si eseguono esami strumentali obbligatori come l’Eeg e l’eco doppler transcranico.

Al termine del periodo di osservazione viene rilasciato un certificato ufficiale di morte cerebrale. Le principali differenze tra i due Paesi risiedono nei tempi di osservazione, che sono più lunghi da noi, nella composizione della commissione di accertamento e nell’obbligatorietà degli esami strumentali, che negli States sono in genere facoltativi.

Ci si può svegliare dalla morte cerebrale?

A conti fatti è dunque impossibile tornare in vita dopo la morte cerebrale. Com’è possibile che TJ sia “resuscitato”, dunque? Casi simili sono legati a diagnosi errate, in cui in realtà il paziente si trova in uno stato di coma profondo o con un’attività cerebrale talmente ridotta da risultare quasi impercettibile. È praticamente impossibile, seguendo i protocolli standard, cadere in errore.

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