Un satellite russo dismesso ha messo in pericolo la vita degli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale. Era già accaduto nel 2021 e anche questa volta l’episodio solleva preoccupazioni sulla crescente quantità di detriti spaziali in orbita. Rifiuti che mettono a repentaglio la riuscita delle missioni e la sicurezza dei cosmonauti.
Satellite russo in frantumi nello Spazio: la vicenda
Nella serata del 26 giugno 2024 il satellite di osservazione della terra RESURS-P1, gestito dall’agenzia spaziale russa Roscosmos, si è frantumato e ha generato una nube di detriti composta da oltre 100 frammenti di materiali che ora vagano nello spazio. Alla base, si ipotizza, una possibile esplosione dovuta al carburante rimasto nei serbatoi.
A seguito dell’esplosione, lo U.S. Space Command, che ha la sua rete globale di radar di tracciamento spaziale, ha monitorato attentamente i detriti. Data la vicinanza dell’orbita dei rifiuti alla Stazione Spaziale Internazionale, le agenzie spaziali hanno prontamente avvisato i sei cosmonauti a bordo della Stazione e sono state attivate le procedure “rifugio sicuro”.
La sala di controllo di Houston ha così ordinato agli abitanti della Iss di rifugiarsi per un’ora nelle loro capsule, pronti a rientrare verso la terra in caso qualche frammento avesse colpito e reso impraticabile la Stazione spaziale.
Un’ipotesi non così remota dal momento che nello Spazio satelliti e stazioni viaggiano a velocità elevatissime, oltre 20 volte la velocità di un proiettile. Con una velocità simile, anche un detrito di pochi millimetri può causare danni enormi agli oggetti in orbita ma anche alle tute spaziali degli astronauti.
Gli astronauti al riparo sull’Iss per evitare il disastro
Quando viene attivata la procedura di sicurezza, gli astronauti devono correre nelle capsule con cui sono arrivati sulla ISS. Per i due statunitensi Butch Wilmore e Sunni Williams, avvisati nelle prime ore del mattino, ha significato trovare riparo nella navicella spaziale Starliner costruita da Boeing. Gli altri tre astronauti Usa sono invece saliti sulla Crew Dragon della SpaceX, che li aveva portati sulla ISS a marzo. Infine l’ultimo astronauta, russo, si è unito ai due membri del team rimasti a bordo della Soyuz.
L’allarme è rientrato solo quando, calcolata la traiettoria di tutti i detriti prodotti dal RESURS-P1, è stato escluso ogni pericolo.
La Minaccia dei rifiuti spaziali
L’episodio richiama alla memoria un incidente simile avvenuto nel 2021, quando la Russia distrusse un proprio satellite dismesso con un missile anti-satellite, generando migliaia di frammenti.
Questi eventi sottolineano la necessità urgente di sviluppare un meccanismo internazionale di gestione del traffico spaziale e pensare a leggi che obblighino a rendere più sostenibili le missioni spaziali.
Oggi nell’orbita terrestre, secondo dati Esa, ci sono 12.400 tonnellate di detriti. Non si tratta di oggetti misteriosi nello Spazio, ma di rifiuti prodotti dall’uomo. Per questo bisogna agire in fretta per riportare i satelliti verso la terra, quelli non più in uso, e al contempo bisogna lavorare per cambiare la mentalità con cui vengono concepite le missioni.
A livello europeo, l’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea, ha assunto quello che ha definito un ‘approccio zero rifiuti’. L’obiettivo è limitare significativamente la produzione di detriti nelle orbite terrestre e lunare entro il 2030 per tutte le future missioni, programmi e attività. Ciò significa che l’ottica della sostenibilità sarà il volano che guiderà il modo in cui le missioni dell’Agenzia saranno realizzate in ogni fase: dalla progettazione alla costruzione fino allo smaltimento. Stabilendo anche delle regole molto rigide per qualsiasi azienda e istituzioni che collabori con l’ente spaziale.