Con l’arrivo dell’inverno, molte famiglie italiane si affidano ancora a stufe a legna e camini per riscaldare la casa. Sono soluzioni economiche, accoglienti e spesso indispensabili nelle abitazioni più isolate. Non tutti però sanno che il loro utilizzo non è sempre libero: in alcune Regioni e in determinati periodi dell’anno possono scattare limitazioni o veri e propri divieti, accompagnati da sanzioni anche molto salate. A incidere non è una scelta casuale, ma il bisogno di ridurre le polveri sottili in zone in cui l’inquinamento atmosferico raggiunge livelli critici. Ecco tutto ciò che bisogna sapere per evitare problemi.
Perché stufe e camini possono essere vietati
Anche se la legna è una fonte rinnovabile, la sua combustione rilascia PM10 e PM2.5, particelle sottili che peggiorano la qualità dell’aria e influiscono sulla salute, soprattutto in inverno quando l’atmosfera è più stagnante. Per questo le Regioni più in difficoltà dal punto di vista dell’inquinamento hanno introdotto regole severe sull’uso degli impianti a biomassa. Non si tratta di un divieto generalizzato: la normativa distingue gli impianti in base alla loro classe ambientale, che indica il livello di emissioni. A questo link ti spieghiamo come capire la qualità del pellet.
Classi ambientali: come capire se il tuo impianto è a norma
Gli impianti a legna sono classificati con un sistema da 1 a 5 stelle, che rappresenta il loro impatto sull’ambiente:
- 1 stella: apparecchi molto inquinanti;
- 2 stelle: emissioni ancora troppo alte;
- 3 stelle: uso consentito ma con limitazioni nei periodi di emergenza;
- 4 stelle: impianti moderni e meno impattanti;
- 5 stelle: alta efficienza e basse emissioni.
La regola generale è semplice: gli apparecchi a 1 o 2 stelle sono considerati non idonei e in molte zone non possono essere usati; quelli a 3 stelle possono essere bloccati in caso di sforamento dei livelli di smog; quelli a 4 e 5 stelle sono i più sicuri da utilizzare. Se stai cercando un modo per risparmiare, qui ti consigliamo quale caldaia scegliere.
Le Regioni dove scattano i divieti
Le restrizioni sono particolarmente severe nelle aree della Pianura Padana, una delle zone più inquinate d’Europa. Qui la conformazione geografica, unita alla scarsa ventilazione, favorisce l’accumulo degli inquinanti. Le regioni che prevedono divieti periodici sono:
- Lombardia;
- Piemonte;
- Veneto;
- Emilia-Romagna.
In questi territori, i Comuni possono stabilire blocchi temporanei all’uso di stufe e camini, soprattutto se:
- l’impianto ha classe ambientale bassa.
- è in uso durante giornate di “allerta smog”.
- non è presente un altro sistema di riscaldamento alternativo.
Il divieto può durare pochi giorni o più settimane, in base ai livelli di inquinamento registrati.
Quali sono le multe per chi non rispetta le regole
Ignorare un divieto o utilizzare un impianto non a norma può costare caro. Le sanzioni previste dai regolamenti regionali e comunali sono due:
- Da 100 a 500 euro per l’uso scorretto dell’impianto o per l’accensione durante un periodo di divieto.
- Fino a 5mila euro nel caso in cui la stufa o il camino non sia conforme, non dichiarato o privo della documentazione obbligatoria.
A effettuare i controlli possono essere:
- Polizia Locale;
- Ispettori ambientali;
- ARPA regionali;
- Vigili del fuoco, nei casi che comportano un rischio per la sicurezza.
Durante l’accertamento vengono richiesti: il libretto dell’impianto termico, la classe ambientale e i certificati di manutenzione della canna fumaria.
Come mettersi in regola ed evitare sanzioni
La prevenzione è la miglior arma contro multe e disservizi. Ecco i controlli fondamentali:
- Verificare la classe ambientale sul certificato consegnato al momento dell’acquisto.
- Effettuare la manutenzione periodica della canna fumaria, come previsto dalla normativa.
- Usare legna certificata e ben stagionata, che riduce la produzione di fumi nocivi.
- Controllare gli avvisi regionali e comunali, soprattutto nelle settimane più critiche per l’inquinamento.






















