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CURIOSITÀ 10 NOVEMBRE 2024

La Subway Therapy in metropolitana per stare bene con i post-it

Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

Giornalista e videomaker

Giornalista professionista dal 2012, ho collaborato con le principali testate nazionali. Scrivo e realizzo servizi TV di cronaca, politica, economia e spettacolo. Ho esperienze nella redazione di testate giornalistiche online e televisive e lavoro anche nell’ambito del social network.

Nei profondi tunnel che collegano le stazioni della metropolitana c’è chi può prendersi un momento per condividere i propri pensieri e le proprie emozioni con gli altri sconosciuti che transiteranno in quella zona. Si tratta della Subway Therapy, un’installazione negli Stati Uniti creata dall’artista e produttore Matthew “Levee” Chavez in previsone dei risultati delle elezioni americane.

Subway Therapy in metro a New York dopo le elezioni Usa

L’artista ha realizzato un’installazione artistica sui muri di una stazione della metropolitana di Manhattan incoraggiando le persone a condividere i propri pensieri su alcuni post-it colorati. Nelle stazioni della metropolitana della 14a Strada sulla 6a e 7a Avenue, i newyorkesi indaffarati si prendono un momento per condividere ciò che hanno in mente dopo le elezioni.

Chavez ha fornito dei foglietti adesivi ai passanti invitandoli a scrivere qualunque cosa stessero sentendo. “Penso che questi siano tempi difficili e tutti abbiano bisogno di un po’ di amore in più”, è una delle frasi scritte da una donna.

“Ho tanta paura ma amo questa vita più di quanto temo l’oscurità”, ha scritto qualcun altro. “Sono così grato” o anche “stressato per gli eventi attuali”, sono altri pensieri espressi dai viaggiatori newyorkesi.

La Subway Therapy, in realtà, era stata realizzata già dopo le elezioni del 2016. In poco tempo ha accumulato più di 100.000 post-it e da allora Chavez ha realizzato più di 100 pop-up simili.

Chi è l’artista dietro Subway Therapy e com’è nata l’idea

L’idea della Subway Therapy è nata nove mesi prima delle elezioni americane del 2016. È stata pensata e realizzata dall’artista Matthew “Levee” Chavez, un californiano che lavora nell’ambito dell’arte e dell’educazione. Dal 2015 Levee si è trasferito a Brooklyn (New York) dando vita al progetto dei post-it in metropolitana. Nel 2017 è stato realizzato anche un libro sull’installazione: Subway Therapy: Voices of Humanity.

Il lavoro di Chavez, coinvolgente e interattivo, mira ad aiutare le persone a sorridere, ridere e sentire meno stress. Tra il viaggio su un treno della metropolitana e l’altro, le persone si fermano un minuto per scrivere un breve pensiero su un post-it da attaccare su un muro predisposto dall’artista nelle stazioni dell’underground di New York.

“Momenti come quelli che viviamo oggi hanno l’effetto di aumentare l’ansia e l’incertezza delle persone su come potrebbe essere il futuro”, ha detto Chavez. “Penso che questa sia davvero un’opportunità – ha aggiunto – per parlare di ciò che ogni individuo sta attraversando in un determinato contesto”.

La missione del progetto, secondo l’artista, è quella di “usare la pratica dell’ascolto per unire le persone” e per fornirgli “un canale per esprimere i propri pensieri, sentirsi meno sole e anche essere esposte a opinioni diverse dalle proprie. Subway Therapy riguarda l’inclusione, il rilascio dello stress e l’espressione pacifica”.

L’installazione rappresenta una forma ibrida di comunicazione che unisce l’arte pubblica alla pratica sociale di crowdsourcing. Nell’era dei social media, Subway Therapy offre un’inaspettata dimostrazione del “virale” in forma analogica che continua a diffondersi in tutto il mondo.

Nel 2016 il New York Times ha definito il progetto “un tributo alle diverse voci della città, un monumento alla sua spinta a parlare apertamente e una testimonianza della forza che i newyorkesi hanno, nei momenti di intensa emozione, di attingere l’uno dall’altro.” Un mese dopo, il governatore di New York Andrew Cuomo ha annunciato che 4.000 post-t sarebbero entrati nella collezione permanente della New York Historical Society, dove si sarebbero uniti ad altri manufatti che dimostravano “momenti spontanei di crisi o euforia”, compresi oggetti recuperati da Ground Zero.

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