Un tempo era il colosso inquinante per eccellenza, il gigante industriale che cresceva senza badare troppo al colore del cielo. Ma oggi, a sorpresa, la Cina riscrive il copione della transizione energetica mondiale. Per la prima volta nella sua storia – e stavolta senza la complicità di un lockdown globale – le emissioni complessive di CO₂ del Dragone sono calate. E lo hanno fatto mentre la produzione aumentava, sfidando i modelli economici tradizionali. A dare una mano alla questione ci hanno pensato anche le auto elettriche, che stanno spopolando in quel preciso mercato.
I numeri a favore della Cina
I numeri parlano chiaro: -1,6% nel primo trimestre del 2025 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A certificarlo non è un think tank improvvisato, ma uno studio firmato dal “Centre for Research on Energy and Clean Air” (CREA), che ha incrociato dati ufficiali e commerciali del governo cinese. Il risultato? Un’inversione di rotta che potrebbe rappresentare un punto di svolta epocale per l’economia più energivora del pianeta.
Come è stato possibile ottenere questo risultato
Le ragioni sono molteplici, ma la più importante è sotto gli occhi di tutti: l’accelerazione impressionante sul fronte delle energie rinnovabili. Secondo il CREA, l’impiego massiccio di fonti come eolico, solare e nucleare ha permesso di ridurre il ricorso al carbone anche in presenza di una domanda energetica in crescita. In altre parole, Pechino ha finalmente cominciato a scollegare lo sviluppo economico dal consumo di combustibili fossili, un traguardo che fino a pochi anni fa sembrava impossibile.
Certo, il contesto aiuta. La crisi profonda del settore immobiliare ha rallentato la produzione di cemento e acciaio, notoriamente fra le attività più inquinanti. Ma sarebbe riduttivo attribuire tutto al crollo dell’edilizia. C’è un’altra variabile che pesa – e parecchio – sulla bilancia delle emissioni: il boom dell’auto elettrica.
Un fattore determinante: le auto elettriche
Le strade cinesi, oggi, parlano elettrico. Il sorpasso delle vetture a batteria su quelle con motori a combustione è ormai a un passo. Il che significa una domanda di petrolio in calo e, conseguentemente, una riduzione sensibile delle emissioni nei trasporti. Non è solo questione di ecologia: la Cina ha costruito una filiera industriale completa, dalla produzione delle batterie al riciclo, rendendo l’auto alla spina non solo sostenibile, ma anche economicamente accessibile.
E a proposito di batterie, le innovazioni non si fermano. Si parla già di tecnologie nucleari miniaturizzate in grado di alimentare vetture per decenni senza bisogno di ricarica. Fantascienza? Forse no. Ricercatori cinesi e americani stanno esplorando l’idea di batterie nucleari a lunga durata: celle al radioisotopo, derivate da tecnologie spaziali, che potrebbero garantire un’autonomia di 50 anni. Sarebbe la fine delle colonnine, dei cavi e delle ansie da ricarica.
I problemi non sono del tutto sconfitti
Naturalmente, i problemi restano. La Cina continua a essere responsabile di circa un terzo delle emissioni globali e il carbone, sebbene in calo, non è scomparso. Ma la direzione è chiara. Non è più solo l’Occidente a dettare l’agenda verde: oggi Pechino tiene il passo.
Il Paese che fino a ieri costruiva centrali a carbone una dietro l’altra, oggi segna il primo vero calo delle emissioni mentre produce di più e consuma di più. È forse questa la vera rivoluzione: fare meglio inquinando meno. Una ricetta spendibile dovunque (forse).