Decreto Sicurezza bocciato dalla Cassazione, i dubbi tra costituzionalità e criticità sulle norme

La Cassazione boccia il decreto Sicurezza. Troppe criticità su urgenza, proporzionalità e diritto di dissenso: pene e procedure non costituzionali

Pubblicato:

La Cassazione ha bocciato il decreto Sicurezza: ci sono “criticità” dal punto di vista costituzionale e tecnico-procedurale. La Cassazione mette in dubbio l’urgenza e l’attacco alla manifestazione di dissenso.

Il “no” della Cassazione

Per la Cassazione il decreto Sicurezza ha problemi sotto diversi aspetti. Si parla di “carenza dei requisiti della straordinaria necessità e urgenza”, di “eterogeneità del provvedimento” e del mancato rispetto dei “principi costituzionali in materia penale”.

Insomma, il decreto legge è stato molto criticato. Tanti i fari puntati su cosa non va, come la scelta di sottrarre il testo all’ordinario procedimento legislativo e trasfonderlo in un decreto-legge.

Decreto legge SicurezzaANSA
Manifestazione contro il decreto legge Sicurezza

Per la Cassazione ci sono state una serie di conseguenze negative, come l’accelerazione dei tempi di discussione, la conseguente contrazione della possibilità di apportare emendamenti, la complessiva compressione del pieno dispiegarsi di tempi e modi di dibattito, di esame e di voto. Infine, “l’estrema disomogeneità dei contenuti di questo testo”.

Il principio di proporzionalità

C’è poi un altro problema: il principio di proporzionalità. Si tratta del trattamento sanzionatorio, fondamentale perché incide sulla libertà personale.

Secondo la Cassazione gli eventuali “vizi di manifesta irragionevolezza o di violazione del principio di proporzionalità” vanno scongiurati, per evitare il rischio di irrogazione di una sanzione non proporzionata all’effettiva gravità del fatto.

In pratica, le pene previste dal decreto Sicurezza non sono adeguate ai reati contestati: risultano eccessive rispetto alla gravità del fatto.

Diritto al dissenso

C’è poi il dubbio sull’inasprimento delle misure per chi manifesta dissenso. La Corte si è detta perplessa sulle fattispecie incriminatrici e sulle circostanze aggravanti.

Secondo la Cassazione, infatti, il decreto legge Sicurezza colpirebbero fondamentali libertà di manifestazione del pensiero (art. 21 Cost.) e di riunione (art. 17 Cost.), nonché il diritto di sciopero (art. 40). Ci sono dubbi anche sulle pene contro i “blocchi stradali”, che sono una forma di protesta, uno strumento di disobbedienza civile e non violenta.

Stesso discorso di critica alle misure che reprimono le manifestazioni di dissenso nelle carceri e all’interno dei Cpr. Secondo gli ermellini, le nuove norme fanno emergere la volontà del legislatore di punire più un “tipo” di autore che una condotta.

cassazione-decreto-sicurezza ANSA