I Patagarri rispondono alla Comunità ebraica dopo le polemiche sulla Palestina: "Migliaia di bimbi uccisi"
I Patagarri rispondono alla Comunità ebraica dopo lo slogan 'Palestina libera!' al Concertone del 1° maggio: "Macabro è chi bombarda civili"
Non si è fatta attendere la risposta de i Patagarri dopo le polemiche in merito alla denuncia contro il genocidio palestinese. Sui loro profili social scrivono che non riescono a stare in silenzio di fronte alla morte e che “macabri” sono i bombardamenti contro i civili.
La risposta de I Patagarri alle critiche
I Patagarri hanno scelto di rispondere a chi ha voluto strumentalizzare il loro messaggio di pace sul palco del Concertone del 1° maggio a Roma. Tante le polemiche, che il gruppo ha tentato di spegnere parlando di umanità.
Su Instagram scrivono: “Siamo esseri umani che non riescono a stare in silenzio di fronte alla morte e alla distruzione”. Ma il messaggio è lungo e fa riferimento ai risultati di ormai molti report internazionali che sottolineano “come il prezzo in termini di morti, feriti e mutilati che la comunità palestinese sta pagando in seguito alla guerra è inaccettabile”. I musicisti confermano quindi che la loro non era una provocazione, ma ribadire dati oggettivi.
E sulla Comunità ebraica di Roma, che definisce l’esibizione “sinistra e macabra”, i Patagarri rispondono che per loro è macabro un mondo nel quale i bambini vengono ammazzati, gli ospedali bombardati e i civili sterminati. “Un mondo nel quale chi chiede la pace viene accusato di creare divisioni e di generare odio antisemita”, spiegano.
La scelta del brano ebraico
Ma i Patagarri non si limitano a dare contesto alle loro affermazioni sul palco: rispondono anche alla critica specifica che definisce “ignobile” l’utilizzo di un brano ebraico, ma di origine ucraina. Secondo il presidente della comunità ebraica di Roma, infatti, ascoltare una loro canzone e poi lo slogan “Palestina libera!” è un insulto e una violenza inaccettabile.
Il gruppo risponde di aver suonato la canzone tradizionale ebraica perché da tempo fa parte del loro repertorio. “Noi non siamo mai stati contro una popolazione o l’altra, ma abbiamo sentito la necessità di privarla del testo originario, che parla della gioia di stare insieme, per sottolineare che da troppo tempo in Medio Oriente quella gioia non esiste più”. E chiudono spiegando che hanno voluto testimoniare le storie dei civili, cioè di chi paga il prezzo più alto durante la guerra, perché vittime innocenti.
ANSA
Inoltre, nei tanti commenti, c’è chi fa notare come parlare di ‘appropriazione culturale’ risulti piuttosto ambiguo, considerando che Israele è nel mirino anche per genocidio culturale, ovvero per la sistematica cancellazione della cultura della popolazione palestinese. Una pratica che si attua attraverso la dispersione o cancellazione della popolazione, ma anche della loro cultura. Alcune forme attuate da Israele contro il popolo palestinese sono la “ridenominazione”, iniziata già a partire dal 1920, della geografia attraverso registri e mappe. Ma anche la distruzione fisica di siti archeologici, manufatti, antiche moschee e case storiche palestinesi. Inoltre si sono verificati numerosi casi di saccheggio e distruzione di biblioteche, archivi e musei palestinesi. Non manca neanche il furto della cucina palestinese, con piatti tradizionali che nella televisione e nei libri israeliani vengono descritti come propri.
Sull’antisemitismo
Infine, i Patagarri descrivono quanto sta accadendo a loro come un fatto non certo nuovo. Infatti, chiunque oggi critichi Israele per le sue azioni criminali contro la popolazione civile palestinese finisce per essere additato come “antisemita”.
“Mettiamoci allora d’accordo su quali sono le parole giuste per chiedere che i bambini non muoiano più, che gli ospedali non vengano più bombardati, senza essere accusati di invocare la distruzione del popolo israeliano, senza finire in questa trappola retorica dell’antisemitismo”, scrivono.
Perché l’accusa di antisemitismo silenzia e impedisce il dialogo su quanto sta avvenendo e rende il dibattito sterile e lo fa “mentre la gente continua a morire”.
