Roberto Benigni vince contro l'Agenzia delle Entrate, la Cassazione ribalta la sentenza
Benigni ha vinto in tribunale contro l'Agenzia delle Entrate, che gli contestava di aver pagato un'imposta errata
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso degli avvocati di Roberto Benigni, attore premio Oscar, contro una sentenza che aveva dato ragione all’Agenzia delle Entrate, che accusava il comico di aver commesso un errore nel pagamento delle tasse. Il fisco contestava a Benigni, in particolare, il modo in cui aveva acquisito le quote di un’azienda.
La sentenza della Cassazione
La Corte di Cassazione, come ha riportato il Sole 24 Ore, ha assolto direttamente nel merito l’attore Roberto Benigni dall’accusa, mossagli con una contestazione dall’Agenzia delle Entrate, di aver pagato una tassa sbagliata durante l’acquisizione delle quote di una società.
La decisione, essendo nel merito, non richiede la ripetizione del processo di secondo grado, come accade quando la Cassazione rileva errori procedurali in appello o in primo grado.
ANSA
Il comico e premio Oscar è quindi stato di fatto assolto dalle accuse mosse nei suoi confronti dal fisco e non dovrà pagare nulla, visto che gli adempimenti che aveva rispettato si sono rivelati corretti.
Le due società coinvolte
L’ordinanza della Cassazione risale allo scorso 7 luglio e riguarda una vicenda in cui sono coinvolte, oltre a Benigni, due diverse società, la Scipio Srl e l’Immobiliare Antoniana Srl.
La Scipio, in liquidazione, aveva ceduto a Benigni e a Nicoletta Braschi, produttrice cinematografica e moglie dell’attore, il 100% delle quote di Immobiliare Antoniana, che quindi ne avevano preso il controllo.
Benigni e Braschi avevano quindi pagato le dovute tasse come se si trattasse di una cessione di quote e, di conseguenza, l’imposta di registro era stata calcolata in modo fisso.
Cosa sosteneva l’Agenzia delle Entrate
Secondo l’Agenzia delle Entrate però, si era trattato non di una cessione di quote, ma della cessione di un’intera azienda. In questo caso, l’imposta di registro non è fissa, ma proporzionale all’ammontare della transazione.
Benigni e Braschi avrebbero quindi dovuto pagare tasse maggiorate su questa operazione, ma la Cassazione ha smentito questa ricostruzione. Secondo i giudici infatti:
La cessione totalitaria di quote societarie (come nel caso in giudizio) è soggetta a una disciplina codicistica diversa da quella che regola la cessione d’azienda.
