I prezzi dell’energia sono in aumento costante. Il pellet non fa eccezione e c’è chi propone un’alternativa: la stufa al nocciolino. Tuttavia, prima di procedere senza indugi, è importante capire se è la scelta giusta non solo in termini economici, ma anche di efficacia, manutenzione e ambiente. Ecco tutti i dettagli che vale la pena conoscere.
Com’è e come funziona una stufa a nocciolino d’olivo
La stufa a pellet è sempre più diffusa grazie alla riduzione dell’Iva sulla vendita del combustibile, fissata al 10%. Inoltre è molto più efficiente di qualsiasi modello di stufa a legna. Nonostante i costi iniziali, infatti, è previsto un risparmio sul lungo termine.
Tuttavia, gli ultimi sviluppi sul prezzo delle materie prime che continua a salire non fanno sì che il risparmio grazie all’Iva sia sufficiente per rendere questo sistema di riscaldamento sostenibile. Ecco allora che si comincia a parlare di stufa a nocciolino. Si tratta di un altro combustibile che si può utilizzare al posto del pellet senza dover comprare un altro macchinario.
Il nocciolino d’oliva è uno scarto alimentare, una biomassa come il pellet. Si ottiene con un sistema centrifugo che separa la polpa dal nòcciolo. Un esempio di economia circolare, che prevede di non buttare nulla della materia prima e di abbattere i costi. Detto questo, però, è necessario scendere un po’ di più nel dettaglio per capire come e quando utilizzarlo senza commettere errori.
Che differenza c’è tra pellet e nocciolino d’oliva o sansa
La stufa a nocciolino si serve di una fonte di energia pulita. Oltre alle olive, si possono sfruttare altri scarti.
- Nocciole.
- Pistacchi.
- Noci.
Come il pellet fatto in casa o acquistato, è un combustibile solido ma con differenze non di poco conto. Il pellet si ricava dalla segatura, dai trucioli del legno, dagli scarti di lavorazione e dalla paglia. Questi vengono pressati ad alte temperature per dare vita ai piccoli cilindri che si vedono attraverso i pacchi trasparenti in vendita al supermercato. La produzione di ceneri si attesta al 3%.
Il nocciolino, invece, una volta separato il nòcciolo dalla polpa, si ottiene con l’essiccazione e la pressatura a secco. In questo caso il contenuto di ceneri è maggiore: arriva sino al 10% e non è compatto come l’alternativa più conosciuta. Ma non è finita qui, ci sono in commercio altre possibilità di origine agricola e agroindustriale.
- Cippato.
- Mais.
- Pellet di girasole.
Cosa succede se si mette il nocciolino nella stufa a pellet
Non tutti i modelli di stufa a pellet sono compatibili con il nocciolino. Si devono scegliere, infatti, quelli policombustibili per evitare danni al sistema di alimentazione e a quello di combustione. A incidere è la differenza nella composizione e nella densità. I residui del nocciolino sono più difficili da eliminare rispetto al pellet e la durata della stufa potrebbe essere compromessa, se non già predisposta ad accogliere altri combustibili.
Quanto costa una stufa a nocciolino: conviene rispetto al pellet?
Sinora si è parlato di dispendio a livello ambientale, ma c’è anche una questione di mera sostenibilità economica. La stufa a nocciolino, se è fatta per questo tipo di combustibile, sulla carta consuma di meno: o perlomeno questo tipo di scarto è più economico.
Fondamentale, nella valutazione del potere calorifero, è la varietà di pellet o di nocciolino che si sceglie e dalla quantità di umidità presente. Il nocciolino al 12% di umidità consuma 4,4 kWh/kg. La varietà al 30% di umidità, anche se costa di meno, ha un potere calorifico di 3,5 kWh/kg (e quindi ne serve di più).