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CURIOSITÀ 20 DICEMBRE 2023

L'intelligenza artificiale vede il tuo futuro: è inquietante

L’innovazione tecnologica passa anche attraverso l’intelligenza artificiale. Se ne parla sempre di più e di fronte alla sua potenza restiamo talvolta interdetti: un grande passo avanti per l’umanità o uno strumento pericoloso o, quantomeno, eticamente limitante?

Mentre l’interrogativo continua a condizionare l’opinione pubblica, il boom dell’AI è stato inevitabile e impattante a livello mondiale e anche nel nostro Paese: il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia è infatti cresciuto del 27% nel 2021, raggiungendo quota 380 milioni di euro, un valore raddoppiato in appena due anni.

Numeri a parte, ancora più sconvolgente è pensare che l’intelligenza artificiale possa essere in grado di vedere il futuro. Una novità inquietante che apre nuovi scenari e dà adito a nuovi interrogativi.

Come funziona l’intelligenza artificiale che prevede il futuro

Come reagiscono le persone di fronte alla possibilità di conoscere il proprio futuro? Molti ne sarebbero incuriositi, altri proverebbero una certa riluttanza unita al timore di conoscere aspetti di ciò che sarà, magari poco piacevoli da scoprire.

Quella che finora era poco più di una suggestione, tra cartomanti e sedicenti veggenti, ora diventa una qualcosa che ha una base scientifica di valutazione. L’AI è pronta a fare un ulteriore passo in avanti, in una direzione ancora tutta da decifrare e che, almeno dal punto di vista concettuale, parla di una intelligenza artificiale da brivido.

Il nuovo progetto di ricerca è stato condotto dalla Technical University of Denmark (DTU) dell’università di Copenhagen, congiuntamente con Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU) e Northeastern University di Boston. La ricerca mostra che se si utilizzano grandi quantità di dati sulla vita delle persone e si addestrano i cosiddetti “modelli di trasformazione” (già utilizzati da servizi come ChatGPT per elaborare il linguaggio) si possono organizzare sistematicamente i dati stessi per prevedere cosa accadrà nella vita, stimando persino l’ora della morte.

Gli esperti si sono chiesti quanto, dati alla mano, potessero spingersi nel futuro per prevedere eventi che non solo non sono ancora accaduti, ma che magari difficilmente possono essere messi in preventivo. Un limite che l’intelligenza artificiale pare avere ampiamente superato. I dati inseriti vengono combinati per generare dei modelli, che negli esperimenti vengono usati per analizzare ciò che gli studiosi chiamano sequenze di vita, cioè eventi che sono accaduti nella vita umana.

A cosa serve l’AI che sa vedere nel destino degli esseri umani

Questo sistema di AI ha imparato a fare previsioni dopo essere stato addestrato con i dati di 6 milioni di persone. Al di là del gioco, più o meno apprezzato, di farsi svelare il proprio futuro dall’intelligenza artificiale, ci si interroga su quale sia il reale fine di questa tecnologia.

“Si tratta di un’evoluzione molto interessante di ciò che l’intelligenza artificiale sa fare meglio, ossia previsioni analizzando grandi quantità di dati, identificando schemi e ripetizioni”, ha detto il giurista Andrea Bertolini, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

L’algoritmo ha provato a prevedere alcuni aspetti futuri, primo tra tutti la mortalità precoce, in particolare la sopravvivenza superiore a 4 anni tra le persone di età compresa tra 35 e 65 anni. Non solo, ha provato anche a determinare aspetti legati alla sfera sociale, come la durata delle relazioni sentimentali.

Lo studio sottolinea soprattutto la necessità di discutere l’utilizzo nel mondo reale di queste tecnologie, soprattutto in merito agli impatti sui diritti individuali. Si possono immaginare molte applicazioni, che vanno oltre la mera curiosità di avere un oracolo personalizzato sempre a disposizione. Ad esempio, potrebbe trattarsi di uno strumento affidabile per pianificare la spesa pensionistica o per fissare il valore per l’acquisto di un immobile in nuda proprietà.

Sarà importante valutare la reale capacità previsionale di tali modelli e definirne il contesto di utilizzo con maggiore precisione, stabilendo quali dati personali potranno essere usati e quali no.

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