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BUONO A SAPERSI 12 GENNAIO 2024

Cos'è la nomofobia: chi ne soffre, cosa provoca e come si "cura"

Si chiama nomofobia e potresti già soffrirne. Non si tratta di una malattia riconosciuta ufficialmente, ma molti studi evidenziano quanto questa condizione psicologica, ormai molto diffusa, possa diventare seria. Il termine deriva dalla crasi delle parole inglesi no mobile phone phobia: è infatti la paura irrazionale di rimanere senza lo smartphone e, per estensione, essere sconnessi e non aggiornati.

Cos’è la nomofobia e chi ne soffre

Secondo i ricercatori questa condizione è caratterizzata da sentimenti di ansia, stress e nervosismo che scaturiscono da periodi, anche brevi, in cui non è possibile utilizzare il telefonino o il dispositivo non è connesso a internet.

Il termine è stato coniato in Inghilterra nel 2008, nell’ambito di uno studio commissionato dal Governo per indagare la correlazione tra l’uso dei cellulari e l’aumento di disturbi psichici.

Dalla ricerca è emerso che il 53% del campione provava elevati livelli di ansia quando perdeva lo smartphone o semplicemente la batteria si scaricava, il credito finiva o la copertura era assente. A provare la nomofobia erano il 58% degli uomini e il 47% delle donne.

La nomofobia è una malattia vera?

Come già detto, ci sono ancora pareri controversi riguardo la possibilità che la nomofobia sia di per sé una condizione clinica. Potrebbe essere infatti dovuta ad altri disturbi di natura psicologica e del neurosviluppo o semplicemente a fattori caratteriali.

Vari studi ne hanno identificato alcuni, come l’impulsività, bassi livelli di autostima, ansia generalizzata e la propensione a essere estroversi. Si può ipotizzare dunque che la nomofobia sia solo un sintomo o una conseguenza di una malattia o di una tendenza, che viene amplificata dal nostro essere perennemente connessi.

Quali sono i “sintomi”: ne soffri anche tu?

Ma come si riconosce la nomofobia e quando deve diventare preoccupante? Se riconoscete questi comportamenti in voi stessi o negli altri, potrebbe essere il caso di agire per ritrovare il benessere mentale:

  • difficoltà a concentrarsi sul lavoro o durante eventi sociali senza il proprio telefono;
  • necessità di controllare costantemente le nuove notifiche dello smartphone;
  • necessità di aprire ossessivamente le app di messaggistica e i social network;
  • irrequietezza quando si dimentica il telefono a casa;
  • preoccupazione costante per la durata della batteria;
  • rabbia e reazioni esagerate in assenza di copertura o di fronte a malfunzionamenti del dispositivo che impediscono di connettersi a internet o accedere ai servizi.

Questi comportamenti possono addirittura influenzare le relazioni con gli altri, il rendimento lavorativo e quello scolastico, con effetti anche gravi sul sonno, l’alimentazione e in generale sulla salute, sia mentale che fisica.

Come si cura la nomofobia: i consigli

Per mettere un freno alla nomofobia, bisogna puntare su strategie di digital detox, iniziando da cambiamenti più o meno radicali nel proprio stile di vita.

Per iniziare sarebbe bene limitare l’uso del cellulare e di tutti i dispositivi elettronici, con alcune accortezze:

  • definire dei periodi durante il giorno in cui il telefono deve rimanere spento;
  • evitare di tenere lo smartphone sul comodino o averlo vicino durante la notte;
  • installare applicazioni specifiche o utilizzare le funzioni di sistema per limitare l’utilizzo di social network e messaggistica.

Meglio poi prevedere delle attività che sostituiscano il doom scrolling e l’uso ossessivo dello smartphone, come fare sport e attività all’aria aperta, leggere libri, guardare serie tv e film, trascorrere tempo con amici e familiari. Tutto, ovviamente, senza avere lo smartphone nelle vicinanze.

Anche tecniche di meditazione e mindfulness possono essere d’aiuto per la gestione dell’ansia e il controllo dell’impulsività. Buoni risultati possono arrivare con corsi online e life coach. Nei casi più gravi e invalidanti, però, sarebbe bene rivolgersi ai professionisti della salute mentale e iniziare un percorso di terapia comportamentale.

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