Perché il pile si chiama così? Compagno fedele nelle stagioni più fredde, leggero, altamente traspirante e antipiega, il pile ha origini recenti ed è una fibra sintetica ricavata dal poliestere, ovvero dalla plastica. Nel 1979 infatti l’azienda americana Malden Mills brevettò la lavorazione a maglia grossa di questa fibra, a cui seguiva una spazzolatura finale (in inglese “fleece”) atta a creare l’aspetto soffice e a pelo raso che tanto amiamo. Ma perché il pile si chiama così? Oltremanica la parola “pile” può avere diversi significati. Se usata in ambito tessile non ammette la forma plurale: a tal proposito, memorabile la gag in cui un turista italiano chiese ad un commesso irlandese “Do you have piles?”, imbarazzando non poco l’addetto alle vendite con pensò che il cliente avesse interesse per le sue eventuali emorroidi! In inglese, il nome tessile di questo capo è, come detto, “fleece”, forma abbreviata di “polar fleece”. “Pile”, quindi, è un termine in falso inglese equivalente all’italiano “pelo” e probabilmente deriva da “pile fabric”, tessuto il cui processo di lavorazione però è diverso da quello usato per il “fleece”. Ciononostante, il tessuto che per noi è “pile” può essere classificato come “pill fleece” se dopo un certo numero di lavaggi fa i cosiddetti “pallini” o come “anti-pilling fleece” se, invece, mantiene l’aspetto originale. Curiosità etimologica: la parola velluto, altro tessuto caratterizzato da un fitto pelo, ha la stessa etimologia di vello, che è il mantello degli animali da cui si ricava la lana e che in inglese è il significato primario della parola “fleece”.