C’è un luogo a Parigi dove la razionalità si arrende al caso, dove il Codice della Strada si piega all’intuito, e dove anche i tassisti più scafati stringono i denti. È Place de l’Étoile, dodici arterie che convergono come vene attorno a un cuore antico: l’Arco di Trionfo. Qui non si guida, è una lotta alla sopravvivenza in una giungla chiamata traffico. Eppure, è proprio in questo tempio della viabilità ingarbugliata d’Europa che Tesla ha deciso di lanciare la sua sfida più audace: dimostrare che la macchina può fare a meno dell’uomo. E può farlo anche nel caos più totale. I passi avanti della guida autonoma al 100% passano da queste storiche vie.
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La prova nel traffico parigino
Nel video diffuso su X (il social media che ha preso il posto di Twitter), si vede una Tesla Model 3 affrontare con sorprendente naturalezza quella che è, a tutti gli effetti, una roulette urbana. Nessun pilota, nessuna mano sul volante. Solo un software. Il Full Self-Driving (Supervisionato), già in funzione in Stati Uniti, Canada, Messico e Cina, si prepara ora a fare il suo debutto in Europa, e lo fa scegliendo il palcoscenico più teatrale e spietato possibile.
La vettura, esteticamente identica a quelle in commercio, è diversa solo dentro: monta, infatti, una versione sperimentale del sistema di guida autonoma avanzata. Ed è qui che si fa la magia. Perché la Model 3 non solo gira senza esitazioni, ma segnala con precisione, si ferma dove serve, e convive con motorini e SUV come se li conoscesse da sempre. E, in un certo senso, è proprio così. Il cervello elettronico della Tesla, infatti, è addestrato su miliardi di chilometri di dati reali, raccolti da una flotta mondiale che supera i 7 milioni di veicoli. Solo nel 2024, le Tesla dotate del Full Self-Driving supervisionato hanno percorso 3,48 miliardi di chilometri. Roba che fa impallidire qualsiasi scuola guida.
Come funziona questa tecnologia
E il principio è semplice. Nessun radar, nessun Lidar: solo occhi digitali e cervelli al silicio. Le telecamere captano il mondo in tempo reale, mentre una potenza di calcolo impressionante elabora e decide. Ma attenzione: non è ancora un pilota automatico nel senso stretto. È un copilota avanzato. Supervisionato, appunto. Il conducente resta lì, pronto a intervenire se serve. Ma la sensazione è che, in molti casi, non servirà più.
Certo, i puristi storceranno il naso. I cultori del “piacere di guida” diranno che non è la stessa cosa. E avranno, in parte, ragione. Ma qui non si tratta di emozione, bensì di efficienza, sicurezza, futuro. Perché, se un software riesce a districarsi in Place de l’Étoile senza sfiorare un paraurti, allora può farlo ovunque.
Il banco di prova europeo
E non è un caso che l’Europa sia il nuovo campo di prova. Qui le regole sono più stringenti, le normative più severe, le strade più varie. Se Tesla riuscirà ad adattare il suo FSD a questo contesto, sarà un salto epocale. Non solo per l’azienda californiana, ma per tutto il comparto automobilistico. Perché la vera rivoluzione non sarà l’elettrico, ma la guida senza pilota.
Il video è breve, ma emblematico. In quei pochi secondi, la Model 3 ci dice che il futuro non è più una promessa, ma una prova su strada. E lo fa sotto uno dei monumenti più iconici d’Europa, come a voler suggellare un nuovo patto tra tecnologia e civiltà urbana. Il futuro, con i suoi algoritmi e le sue telecamere, è già davanti a noi, al volante. E guida meglio di quanto vorremmo ammettere.