Chi è Francesco Bidognetti, il boss del Casalesi condannato per minacce di morte a Roberto Saviano
Chi è Francesco Bidognetti, il boss dei clan dei Casalesi accusato di aver minacciato di morte Roberto Saviano in tribunale attraverso il suo legale
Roberto Saviano vive sotto scorta dal 2006 per le minacce ricevute dal clan dei Casalesi, di cui Francesco Bidognetti è uno dei massimi esponenti. Secondo Anna Carrino, collaboratrice di giustizia ed ex compagna – per 30 anni – proprio del boss, Saviano è finito nel mirino dei camorristi “perché diceva tante cattiverie su di loro” e perché i suoi articoli facevano “venire tanta polizia e tanti carabinieri a Casal di Principe, e loro non sarebbero stati più tranquilli nel loro territorio. Perché la latitanza i Casalesi la fanno a Casale. Non è che vanno in Brasile oppure in America. La fanno lì. E quando viene una persona e incomincia a parlare del clan dei Casalesi, e incomincia a parlare del paese di Casale, è come se tu gli andassi a stuzzicare qualche cosa che loro comunque hanno creato per tanti anni”. Bidognetti è stato condannato per le minacce di morte a Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione anche in appello.
- La condanna per minacce anche in appello
- Bidognetti contro Saviano, la minaccia in aula
- Chi è Francesco Bidognetti
- Il soprannome "Cicciotto 'e Mezzanotte"
- La frase di Bidognetti su "Gomorra"
La condanna per minacce anche in appello
I giudici della Prima sezione della Corte di Appello di Roma hanno condannato anche in appello Francesco Bidognetti e il suo avvocato, Michele Santonastaso, per minacce nei confronti di Roberto Saviano e Rosaria Capacchione, rivolte a entrambi in aula, nel 2008, durante il processo d’appello Spartacus a Napoli.
Stessa decisione rispetto alla sentenza di primo grado, pronunciata il 24 maggio 2021 dai giudici della Quarta sezione penale del Tribunale di Roma:
- 1 anno e 6 mesi al boss dei Casalesi
- 1 anno e 2 mesi al legale
ANSA
Bidognetti contro Saviano, la minaccia in aula
Il 14 marzo 2008, durante il processo Spartacus, attraverso l’avvocato Michele Santonastaso, Francesco Bidognetti puntò il dito contro lo scrittore Roberto Saviano e Rosaria Capacchione, giornalista del Mattino, di essere dei “prezzolati” della Procura.
A ricordarlo è stato lo stesso Saviano in un video su Instagram: “Tutto è cominciato nel 2008, con un proclama letto in aula da Michele Santonastaso: un messaggio per fermare l’informazione, per intimidirla. Fu detto al tribunale, senza mezzi termini, se condannate i boss la colpa è di Saviano”. A seguito della lettera letta da Santonastaso, il Ministero dell’Interno (sempre Amato) decise di rinforzare le misure di sicurezza, aumentando la scorta da 3 a 5 uomini.
Pochi mesi dopo, nell’ottobre 2008, la decisione di Saviano di lasciare l’Italia, come riportato allora dal Corriere della Sera, proprio a causa delle minacce di morte.
Chi è Francesco Bidognetti
Francesco Bidognetti è in carcere al 41bis dal 18 dicembre 1993, quando – da latitante – è stato catturato in un appartamento a Lusciano, comune della provincia di Caserta.
Il 15 gennaio 2010 la Cassazione ha confermato l’ergastolo, al termine per il processo Spartacus.
Nato a Casal di Principe il 29 gennaio 1951, il braccio destro di Francesco Schiavone – detto Sandokan – nel 1993 aveva persino ordinato l’omicidio Gennaro Falco.
Era il medico ritenuto colpevole di non aver diagnosticato in tempo una neoplasia a Teresa Tamburrino, la sua prima moglie.
Prima che la donna morisse, Bidognetti aveva iniziato una relazione con Anna Carrino, sua compagna per 30 anni.
I due si erano conosciuti a Capodimonte quando lei aveva 13 anni e lui – già sposato e con due figli – 29.
In una puntata di Insider, trasmissione di Roberto Saviano, al giornalista aveva dichiarato che Bidognetti “era molto premuroso” verso di lei e che la stessa, inizialmente, non sospettava che fosse un boss: “Solo una volta io gli ho domandato che cosa facesse e lui mi disse che teneva un negozio di scarpe a Giugliano”.
Nell’ottobre 2007, proprio Anna Carrino – oggi collaboratrice di giustizia – gli propose di pentirsi in un colloquio, dopo che il cugino Domenico Bidognetti l’aveva fatto: “Morirà in carcere, ma lui l’ha sempre detto: ‘Preferisco morire in carcere e non fare il collaboratore di giustizia, perché i miei figli devono camminare a testa alta'”.
Il soprannome “Cicciotto ‘e Mezzanotte”
Il soprannome di Francesco Bidognetti era Cicciotto ‘e mezzanotte.
A spiegarne la genesi è stata Anna Carrino che, a Insider, ha sottolineato che derivasse dal fatto nato che “da ragazzino faceva le corse da piazza Villa fino a Villa Literno, puntualmente a mezzanotte”.
La frase di Bidognetti su “Gomorra”
Il 23 settembre 2006, durante una manifestazione per la legalità tenuta a Casal di Principe, Saviano aveva denunciato in piazza gli affari del clan, facendo i nomi dei boss da Bidognetti a Schiavone, usando toni accesi (“Voi non siete di questa terra! Smettete di essere di questa terra!”) e invitando la popolazione a ribellarsi.
Dopo le minacce e le intimidazioni subite, il Ministro dell’Interno Giuliano Amato decise di assegnargli la scorta per motivi di sicurezza dal 13 ottobre 2006, mentre lo scrittore stava rientrando da Pordenone, dove si era recato per promuovere il libro Gomorra.
A proposito del best seller, Anna Carrino ha raccontato anche che Bidognetti aveva detto che non si dovesse comprare il libro di Saviano.
