Su Emanuele De Maria monta la polemica per i permessi concessi, il Governo Meloni attacca la magistratura
Attacchi dalla maggioranza alla magistratura per la vicenda di Emanuele De Maria: giudici sotto accusa per il permesso di lavoro concesso al detenuto
Sul caso di Emanuele De Maria si riaccende lo scontro tra Governo e magistratura. Dalla maggioranza fioccano gli attacchi contro i giudici che hanno concesso il permesso di lavoro dal carcere al detenuto, morto suicida buttandosi dal Duomo di Milano dopo la fuga per aver accoltellato un collega dell’Hotel Berna e l’accusa di aver ucciso una barista dello stesso albergo.
Il suicidio di Emanuele De Maria
La prima segnalazione della fuga di De Maria sarebbe stata diffusa nel pomeriggio di venerdì 9 maggio, quando il 35enne non si è presentato al lavoro, nella struttura nei pressi della stazione centrale di Milano, mentre il secondo allarme è scattato per il mancato rientro del detenuto in carcere, alle 23 dello stesso giorno.
L’evaso è riapparso all’alba di sabato 10 maggio davanti all’Hotel Berna, per colpire con diverse coltellate un altro dipendente dell’albergo: il 51enne di origini egiziane vittima dell’aggressione è stato operato d’urgenza, ma sarebbe ora fuori pericolo. Dopo il tentato omicidio De Maria ha fatto perdere le sue tracce, fino al suicidio nella giornata di domenica 11, gettandosi dalle terrazze del Duomo di Milano.
Fonte foto: ANSA
Il luogo del ritrovamento del corpo di Chamila Wijesuriya, la collega che sarebbe stata assassinata da Emanuele De Maria
Secondo la procura di Milano, De Maria avrebbe premeditato sia il tentato omicidio del collega, sia l’assassinio di Chamila Wijesuriya, 50enne cingalese scomparsa nel pomeriggio del 9 maggio e il cui cadavere è stato ritrovato nel laghetto di Parco Nord di Milano: la donna è stata inquadrata per l’ultima volta in compagnia dell’evaso dalle telecamere di videosorveglianza della zona.
Il permesso di lavoro
Il 35enne era detenuto nel carcere di Bollate, dove scontava una pena di 14 anni per l’omicidio di una 23enne tunisina, Racheb Oumaima, uccisa nel 2016 a Castel Volturno, nel Casertano. Dopo il delitto si era dato alla latitanza nel nord della Germania, nella cittadina di Weener, prima di essere arrestato ed estradato nel 2018.
De Maria sarebbe stato ritenuto un detenuto modello e da circa due anni era impiegato all’Hotel Berna, dove lavorava nella reception grazie a un permesso di lavoro diurno.
All’Ansa, il suo legale, l’avvocato Daniele Tropea, ha affermato che il 35enne “meritava il permesso di lavorare fuori visto l’ottimo percorso che aveva fatto all’interno del carcere”.
“La sua posizione era stata valutata dall’area educativa del carcere di Bollate e dal magistrato di Sorveglianza di Milano – ha aggiunto Tropea – Non mi sarei mai aspettato nulla di quanto accaduto e nemmeno che De Maria potesse trasgredire le regole”.
Le accuse dal Centrodestra
Proprio questi permessi sarebbero ora al centro di un’ispezione da parte del ministero della Giustizia: “Cercheremo, per quanto possibile, di fare approfondimenti su una scelta che non dipende certamente dall’Amministrazione penitenziaria” ha affermato all’Adnkronos il sottosegretario del dicastero, Andrea Delmastro.
“Non spetta al Dap concedere il permesso di lavorare all’esterno del carcere e dunque sulla vicenda De Maria l’amministrazione penitenziaria non c’entra nulla e non può avere responsabilità – ha aggiunto all’Ansa l’esponente del Governo – È la magistratura, con il giudice che ha deciso per la sua scarcerazione, ad aver fatto una scelta. Credo bisogni chiedere dunque a quest’ultima. È evidente che si debba fare luce su cosa è successo, ma è prematuro dire qualunque cosa adesso. Non so se la decisione della scarcerazione sia corretta o meno, vedremo. Ma di sicuro non l’ha presa il Dap”.
L’ispezione è stata evocata a gran voce dal presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, che ha annunciato un’interrogazione in merito al Guardasigilli Carlo Nordio.
“Le valutazioni della magistratura sono state evidentemente sbagliate ed è necessario individuare le colpe e sanzionare chi ha commesso un errore così grave. Chiedo quindi al ministro Nordio di procedere con immediatezza a un’ispezione nella speranza che questa volta chi ha sbagliato nella Magistratura paghi e non accada quello che accade sempre: le toghe sbagliano ed i cittadini pagano”, ha affermato Gasparri.
