Le sentiamo nominare spesso, soprattutto quando si parla di carburanti o bollette, ma non tutti sanno davvero cosa siano le accise e che ruolo giochino nell’economia italiana. Queste imposte “nascoste” finiscono per pesare ogni giorno sulle nostre tasche, ma pochi conoscono davvero il perché della loro esistenza e, soprattutto, quanto valgano per lo Stato.
Cosa significa il termine accisa e da dove viene
Partiamo dalla definizione: un’accisa è una tassa indiretta che si applica su alcuni prodotti di consumo considerati particolarmente “sensibili”, come carburanti, alcolici, tabacco, energia elettrica e gas. Si tratta di un’imposta che non viene calcolata in percentuale sul prezzo (come avviene per l’IVA), ma fissata per quantità – per esempio, euro per litro di benzina o per pacchetto di sigarette.
Il termine ha radici antiche: deriva dal latino accidere, che significa “cadere sopra”. E infatti le accise vengono pagate al momento della produzione o dell’importazione, non quando acquistiamo il prodotto. Chi le paga, in prima battuta, è il produttore o l’importatore, ma ovviamente il costo viene poi “scaricato” sul consumatore finale.
Le accise che paghiamo in Italia: quali sono quelle reali
Nel tempo, le accise nate per finanziare eventi specifici – come quella introdotta nel 1936 per sostenere la guerra d’Etiopia – sono state inglobate in un’unica aliquota unitaria. Con la Legge di Stabilità del 2013, infatti, le singole accise sono state eliminate e accorpate in una somma unica strutturale che oggi finanzia genericamente il bilancio dello Stato. In pratica, le singole accise non esistono più: c’è un’unica imposta, che non distingue più tra le varie cause per cui era stata introdotta.
Oggi le accise in Italia colpiscono una serie ben precisa di prodotti, e alcune di queste hanno un impatto notevole sul prezzo finale. Un esempio quotidiano? I carburanti (come GPL, diesel e benzina).
- Benzina: circa 713 euro ogni 1.000 litri, una fetta che pesa fino al 40% sul prezzo al distributore.
- Diesel: circa 623 euro ogni 1.000 litri.
- GPL: più leggero, a 147 euro ogni 1.000 litri.
Anche alcolici e tabacco sono fortemente tassati. Per un pacchetto di sigarette, ad esempio, l’accisa si aggira attorno ai 3,19 euro, mentre per l’alcol si considera la gradazione alcolica e il volume: più è forte, più si paga.
Infine, anche le utenze domestiche, come l’energia elettrica e il gas metano, prevedono accise che variano in base al consumo e all’uso (civile o industriale). Queste voci, però, a volte sono “mascherate” sotto nomi più generici, come imposta di consumo o imposta erariale.
Quanto valgono le accise per lo Stato
Ora la domanda è: quanto incassa lo Stato da tutto questo? Nel 2023, il solo gettito delle accise sui carburanti ha superato i 25 miliardi di euro.
Ma il totale non si ferma qui. Considerando anche le accise su tabacco, alcol, energia e gas, le stime complessive sfiorano i 40 miliardi di euro annui. Si tratta quindi di una voce importante nel bilancio dello Stato, tanto che ogni variazione sulle accise può avere effetti significativi sull’economia pubblica (e sui nostri portafogli).
Negli ultimi anni, alcuni governi avevano tentato di “alleggerire” queste imposte, ad esempio scontando temporaneamente le accise sui carburanti durante la crisi energetica legata alla guerra in Ucraina. Ma si è trattato di misure temporanee: dal 2023, il governo Meloni ha deciso di ripristinare completamente le accise, rendendole nuovamente parte fissa del prezzo.
Oggi, è in corso una riforma che punta a riequilibrare il sistema, aumentando progressivamente le accise sul diesel e riducendole sulla benzina, con l’obiettivo di ricavare fondi per il trasporto pubblico locale.