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CURIOSITÀ 22 MAGGIO 2025

Scoperta la città d’oro perduta in Egitto dopo 3.000 anni

Marta Ruggiero

Marta Ruggiero

Giornalista pubblicista e videomaker

Giornalista, videomaker, copywriter e content creator. Mi occupo di attualità, economia, politica, intrattenimento, costume e società. In passato ho lavorato in ambito televisivo. Osservo e racconto storie: penna e videocamera sono le mie fedeli compagne di viaggio.

Gli archeologi hanno fatto una scoperta straordinaria: sotto la sabbia che ricopre la Valle dei Re, a Luxor, in Egitto, è stata rinvenuta una città d’oro perduta, risalente a oltre 3.000 anni fa. Si tratta di Aten, trovata nel 2020 mentre il team dell’egittologo Zahi Hawass si stava occupando di alcuni scavi nell’area alla ricerca del tempio funerario di Tutankhamon.

Gli esperti si sono imbattuti in strutture in fango, muri che raccontano di un antico centro urbano, con strade, palazzi e strumenti di uso quotidiano. Ma perché viene soprannominata “Città d’Oro” e cosa ha sorpreso maggiormente?

Cos’è Aten e perché è una scoperta storica

Aten è una città d’oro che era andata perduta e che è stata riportata alla luce a distanza di 3.000 anni. Il suo periodo di maggiore splendore risale al faraone Amenhotep III, fra i sovrani più amati della storia. Si tratta di una scoperta importante perché questo centro urbano era molto importante dal punto di vista industriale e sociale. Tuttavia è stato abbandonato dopo l’ascesa al trono di Akhenaton. Un avvenimento di cui ancora non si conoscono le motivazioni e che incuriosisce gli archeologi.

Aten aveva delle fonderie per la lavorazione dell’oro, luoghi in cui il quarzo veniva frantumato, filtrato e fuso in forni d’argilla. Si tratta di un esempio avanzato di tecnologia metallurgica che è valso alla città un soprannome così prezioso. Gli studiosi hanno rinvenuto monete, sculture che rappresentano divinità, gioielli e figurine in terracotta. Tutti beni considerati di lusso. Lo stato di conservazione della città permette di analizzare l’organizzazione sociale, amministrativa ed economica dell’antico Egitto, che si conferma una società estremamente sofisticata.

La “Pompei egizia” riemerge dal deserto

Durante gli scavi che hanno fatto emergere la città d’oro perduta per 3.000 anni, sono stati trovati strumenti utilizzati per la filatura e la tessitura, nonché lo scheletro di un toro e quello di una mucca. Ma quello che ha stupito maggiormente sono i resti di una persona con le braccia lungo i fianchi e con frammenti di una corda attorno alle ginocchia. Sulle ragioni di questa sepoltura si sta ancora indagando.

Sono stati rinvenuti pure 10 chili di quella che sembra carne essiccata e bollita, conservata in un contenitore che riporta un’iscrizione: “Anno 37, carne preparata per la terza festa di Heb Sed, proveniente dal macello di Kha corral, lavorata dal macellaio Iuwy”. Si tratta di informazioni che confermano il periodo di attività: il periodo di co-reggenza di Amenhotep III e di suo figlio Akhenaton.

Un sigillo di argilla che recita “gm pa Aton”, che tradotto vuol dire “il dominio dell’abbagliante Aton”, fa riferimento a un tempio dedicato al disco solare che fu costruito da Akhenaton nel distretto di Karnak, a Tebe.

Il mistero della città scomparsa sotto la sabbia

I vari insediamenti scoperti avvolgono ancora di più nel mistero la città d’oro perduta. A nord, infatti, è stata scoperta una necropoli dalle vaste dimensioni che ancora non sono state definite precisamente. Un’area interessantissima, come quella in cui è stata rinvenuta la Principessa Rossa.

Sinora è stato rinvenuto un gruppo di ipogei, ovvero delle tombe scavate nella montagna, alle quali si può arrivare attraverso delle scale scavate nella roccia. Si tratta di una caratteristica comune nella Valle dei Re e nell’area delle Tombe dei Nobili. Adesso non resta che aspettare ulteriori sviluppi e l’eventuale rinvenimento di altri monumenti.

Scoperta la città d’oro perduta in Egitto dopo 3.000 anni
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