I Campi Flegrei, a Napoli, tornano a preoccupare gli esperti, un nuovo studio dimostrerebbe un indebolimento della caldera causato dal sollevamento progressivo del suolo. Un fenomeno che è da attribuire al bradisismo. A sollevare la questione sono stati i ricercatori dell’UCL, University College London, e dell’INGV, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
La crosta sta passando da un comportamento “elastico” a uno “anelastico”. Questo significa che qualsiasi movimento futuro potrebbe provocare dei terremoti, con conseguenti tsunami. Ma vediamo cosa potrebbe succedere nel dettaglio e perché la situazione è così delicata.
Perché l’attività dei Campi Flegrei preoccupa gli scienziati
L’attività dei Campi Flegrei, a tre metri di profondità, è sempre stata oggetto di monitoraggio da parte degli scienziati. La caldera si starebbe indebolendo a causa di movimenti fluidi di natura idrotermale, ma non è possibile escludere anche eventuali contributi magmatici.
“I nostri risultati sono basati sull’elaborazione di un modello scientifico in cui i parametri osservati permettono di ipotizzare scenari di evoluzione della fratturazione delle rocce e quindi della sismicità”, ha dichiarato Nicola Alessandro Pino dell’INGV.
E, ancora, ha ipotizzato cosa accadrebbe nella peggiore delle ipotesi: “Nello scenario più critico, la persistenza del regime inelastico potrebbe portare alla rapida fratturazione degli strati crostali più superficiali, con precursori che potrebbero essere meno intensi di quanto generalmente attesi in caso di risalita di magma. Tuttavia, la riattivazione progressiva e diffusa di fratture potrebbe causare la depressurizzazione del sistema idrotermale, con arresto del sollevamento del suolo e, quindi, la ripresa della lenta subsidenza”.
Perché il supervulcano potrebbe provocare uno tsunami
I Campi Flegrei sono tenuti costantemente sotto controllo. Una futura eruzione sottomarina del supervulcano potrebbe provocare, infatti, uno tsunami di 30 metri con gravi conseguenze per le coste. Particolarmente a rischio sarebbero Sorrento e Pozzuoli.
Campi Flegrei, la paura dei gas tossici
Il terremoto e la furia dell’acqua non è l’unico elemento che preoccupa gli scienziati che stanno studiando l’attività dei Campi Flegrei. Se il supervulcano eruttasse, le emissioni di anidride solforosa e cloruro di zolfo potrebbero innescare piogge acide. La cenere carica di fluoro, inoltre, potrebbe creare danni agli occhi, alla bocca, ma anche agli organi interni dell’uomo e degli animali.
Le conseguenze a lungo termine potrebbero essere devastanti per l’ambiente in generale (a tal proposito, ecco cosa fare se vieni colpito da un fulmine). L’ipotesi è che la cenere blocchi i raggi solari e che si generi il cosiddetto “inverno vulcanico”. Una situazione che si è già verificata in passato. A essere esposti al rischio sono circa 500mila abitanti della zona rossa e 840mila della zona gialla.
Lo studio condotto dai ricercatori al momento non parla di un concreto pericolo. Si tratta di un lavoro utile per testare un modello che in futuro potrebbe prevenire eventuali catastrofi che potrebbero abbattersi sugli abitanti del Napoletano. Queste, infatti, sono informazioni di vitale importanza e preziose per l’aggiornamento del Piano di Emergenza Nazionale.