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BUONO A SAPERSI 12 AGOSTO 2023

L'AI sostituisce l'uomo per i colloqui di lavoro cosa cambia

C’è chi la vede come un’opportunità, chi come un pericolo: l’opinione pubblica si divide, ma quel che è certo è che l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo del lavoro, a partire dal colloquio. È sempre più frequente, infatti, che a selezionare i candidati per un posto vacante sia l’AI.

Rivoluzione colloqui di lavoro con l’intelligenza artificiale

Tecnicamente si chiamano chatbot, simili a quelli che rispondono quando si chiama il servizio clienti di un’azienda. Ma non si fermano solo a questa mansione di call center automatizzato. Adesso l’intelligenza artificiale si sostituisce ai selezionatori durante i colloqui di lavoro.

Cosa significa questo in termini pratici? Secondo alcune testimonianze, starebbe già mettendo a rischio alcuni lavori. Il ruolo di recruiter, di selezionatore ai colloqui, sarebbe già stato affidato a un algoritmo. E sembrerebbe che non sia sempre così efficiente e avanzato. Sarebbe rudimentale, elementare e, soprattutto, non ci sarebbe nessun essere umano a cui rivolgersi nel caso di qualche malfunzionamento.

Una rivoluzione, sì, in potenza, ma pare che sia ancora lontana. I rischi infatti sono concreti e possono pregiudicare, ingiustamente, l’esito di un colloquio di lavoro.

  • Discriminazione.
  • Disumanizzazione.

Questi sono gli aspetti negativi che sono stati denunciati da alcuni candidati che si sono ritrovati a dover conversare con l’AI durante la selezione. Nel primo caso possono infatti essere penalizzate le persone diversamente abili, quelle che non parlano bene l’inglese o che non sono molto pratiche con la tecnologia. Si parla infatti di un’eccessiva rigidità a fronte di un filtro candidati che non è detto sia adeguato.

C’è il pericolo di trascurare dettagli importanti, di non cogliere sfumature e competenze che invece potrebbero fare la differenza, tenendo conto del valore aggiunto che l’essere umano può dare sul lavoro. Che non significa portare a termine meccanicamente un compito, ma mettere anche la propria creatività e il proprio ingegno a servizio dell’azienda/datore di lavoro.

Come rispondere alle domande poste dall’intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale nella selezione dei candidati ai colloqui di lavoro è sicuramente un’arma a doppio taglio. Semplifica e screma, ma penalizza. Un aspetto positivo è l’anonimato, la possibilità di parlare più liberamente davanti a un algoritmo per la mancanza di soggezione che alle volte si prova con una persona che è lì per ‘giudicare’ una determinata figura professionale. Tuttavia c’è sicuramente l’esigenza di monitorare l’operato dei bot. Il datore di lavoro è bene che si accerti dei risultati raggiunti dall’AI, che non si fidi ciecamente.

Ma come si può fare per affrontare al meglio una situazione simile da candidato? Certamente è importante non temere l’intelligenza artificiale, piuttosto studiarla e conoscerla. In questo modo potrà diventare un’alleata e non un nemico da cui difendersi. L’esperienza di un essere umano non è stata ancora riprodotta con la tecnologia.

Quando ci si trova di fronte a un colloquio di lavoro, seppur davanti a uno schermo con l’AI dall’altra parte, è questa consapevolezza che bisogna tenere a mente. Le risposte devono essere chiare e concise, pertinenti. Una volta superata la prima scrematura, sarà poi una persona in carne e ossa a procedere con gli step successivi.

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