A migliaia di chilometri sotto la crosta terrestre, dove nessuna forma di vita potrebbe sopravvivere e la pressione schiaccia ogni cosa, la Terra prepara in silenzio la sua apocalisse. Nel mantello profondo si agitano due colossi fatti di magma solido e incandescente, grandi quanto continenti: sono i blob, strutture misteriose e pericolose che potrebbero essere la causa delle eruzioni vulcaniche più devastanti della storia.
Per anni sono rimasti invisibili. Apparsi solo come anomalie nei dati sismici, erano considerati curiosità scientifiche. Ora, grazie a nuove simulazioni e studi geologici, è chiaro che i blob sono molto di più: sono la miccia delle grandi estinzioni. Ogni volta che si sono mossi, qualcosa sulla superficie è stato cancellato.
Queste masse di roccia incandescente si trovano nel mantello inferiore, una zona profonda quasi 3.000 chilometri. Una sotto l’emisfero africano, l’altra sotto il Pacifico. Sono instabili, dense, in continuo movimento. E sono collegate direttamente alle mantle plumes, le colonne di magma che risalgono verso la crosta e generano super eruzioni vulcaniche.
Blob in movimento: il cuore incandescente della catastrofe
Il mantello terrestre non è affatto uniforme: è un paesaggio sommerso di valli, crinali e masse immense come i blob. Queste strutture si comportano come serbatoi di magma a pressione altissima. Quando si destabilizzano, lanciano verso l’alto colonne roventi che impiegano milioni di anni a salire, ma che quando arrivano in superficie, esplodono con forza apocalittica.
Non sono eruzioni normali. Non parliamo di vulcani come l’Etna o il Vesuvio. Qui si tratta di fenomeni in grado di oscurare il Sole, alterare il clima per secoli, e spazzare via fino al 90% delle specie viventi. È già successo. Più volte. E ora sappiamo dove tutto ha avuto origine: nei blob.
La parte più inquietante? I blob non sono fissi. Si muovono lentamente, ma si muovono. E ovunque vadano, si portano dietro la possibilità di una nuova Apocalisse. Gli scienziati hanno ricostruito i loro spostamenti nel corso di centinaia di milioni di anni, e i risultati sono precisi: ogni volta che un blob si è spostato sotto un’area, lì è avvenuta un’eruzione catastrofica.
Non è solo distruzione: è un sistema che cambia la storia
Queste mega-eruzioni – chiamate Large Igneous Provinces – hanno segnato confini geologici, spezzato continenti, causato glaciazioni improvvise e contribuito all’estinzione dei dinosauri. Ma non portano solo morte: portano anche creazione. Le stesse forze che distruggono possono spingere in superficie materiali rari e preziosi, come le kimberliti che contengono diamanti o i minerali strategici usati nelle tecnologie verdi.
Ma non possiamo farci ingannare: la minaccia è reale, e attuale. Se oggi uno di questi plumes dovesse raggiungere la crosta, la portata dell’esplosione sarebbe incalcolabile. Milioni di persone coinvolte, il clima globale sconvolto, l’economia mondiale paralizzata.
Capire dove sono i blob e come si muovono non è scienza per addetti ai lavori: è questione di sopravvivenza.
Mentre la superficie della Terra ci sembra solida e prevedibile, il cuore del pianeta pulsa, scricchiola, si agita. È vivo. E quando deciderà di muoversi di nuovo, non ci sarà molto tempo per reagire.
I blob non dimenticano. E sotto i nostri piedi, preparano il prossimo capitolo della storia della Terra. Uno che potremmo non essere qui a raccontare.