Negli ultimi decenni il megalodon (Otodus megalodon) ha affascinato scienziati e appassionati di paleontologia per le sue dimensioni colossali e il suo status di predatore supremo degli oceani preistorici. Ora un nuovo studio ha ridefinito la nostra comprensione di questo gigante marino: non solo il megalodon era più grande di quanto si pensasse, ma la sua forma del corpo potrebbe essere stata molto diversa da quella tradizionalmente immaginata.
Il megalodon era grande 24 metri: lo studio
Fino a poco tempo fa le stime sulla lunghezza del megalodon si attestavano tra i 18 e i 20 metri, basandosi principalmente sulla misura dei suoi enormi denti. Una recente ricerca pubblicata sulla rivista Palaeontologia Electronica ha rivelato che questo mostro marino poteva raggiungere dimensioni ben più impressionanti, arrivando fino a 24 metri di lunghezza.
Il team di scienziati ha analizzato un fossile straordinario: una colonna vertebrale parziale lunga circa 11 metri. Studiando le proporzioni corporee di squali viventi ed estinti, i ricercatori hanno dedotto che l’esemplare a cui apparteneva questo fossile poteva raggiungere i 16 metri. La scoperta di una vertebra ancora più grande ha portato a una nuova stima: il megalodon più grande avrebbe potuto toccare gli 80 piedi, ovvero circa 24,3 metri.
Un aspetto affascinante emerso dallo studio riguarda la riproduzione del megalodon. Gli studiosi ipotizzano che i piccoli di questa specie nascessero già con una lunghezza compresa tra i 3,6 e i 3,9 metri, suggerendo una strategia riproduttiva ovovivipara accompagnata da cannibalismo intrauterino, una caratteristica osservata in alcuni squali moderni.
Veloce e affusolato come lo squalo limone
La scoperta più sorprendente dello studio riguarda la forma del corpo del megalodon. Fino ad oggi, si era sempre ipotizzato che questo squalo gigante avesse una struttura simile a quella del grande squalo bianco, con un corpo massiccio e potente. Il nuovo studio suggerisce un profilo più slanciato e idrodinamico, simile a quello dello squalo limone.
Gli scienziati hanno confrontato le proporzioni del megalodon con quelle di 145 specie moderne di squali e 20 specie estinte, esaminando le caratteristiche idrodinamiche dei grandi nuotatori degli oceani, come lo squalo balena e lo squalo elefante. Questo confronto ha portato alla conclusione che il megalodon non era tozzo e compatto come il grande squalo bianco, ma più affusolato, il che gli avrebbe permesso di essere un nuotatore più efficiente.
Alcuni esperti rimangono scettici. Jack Cooper, un ricercatore dell’Università di Swansea, ha espresso dubbi sulla validità del metodo utilizzato, sottolineando che le simulazioni idrodinamiche si basano principalmente su cetacei, che hanno scheletri e modalità di nuoto molto diverse rispetto agli squali. Di conseguenza la nuova teoria sulla forma del megalodon dovrebbe essere considerata come un’ipotesi in attesa di ulteriori conferme.
L’ipotesi che il megalodon fosse un nuotatore più veloce e agile rispetto alle precedenti ricostruzioni potrebbe anche fornire nuovi spunti sulla sua ecologia e sul suo ruolo nell’ecosistema marino preistorico. Se fosse stato più snello e idrodinamico, potrebbe aver adottato strategie di caccia diverse da quelle ipotizzate in passato, prediligendo inseguimenti ad alta velocità piuttosto che agguati basati sulla forza bruta.
Se il megalodon condivideva più somiglianze con lo squalo limone che con il grande squalo bianco, potrebbe aver avuto una competizione ancora più diretta con quest’ultimo, il quale apparve circa 5 milioni di anni fa. La competizione per le prede e i cambiamenti ambientali potrebbero aver contribuito alla scomparsa di questo gigante degli oceani.
Questo studio rappresenta un’importante evoluzione nella nostra conoscenza di questo squalo fossile, dimostrando che lo squalo gigante del passato era ancora più straordinario di quanto si pensasse.