L’espressione “stai fresco!”, usata per dire che qualcosa non accadrà mai, ha origine nella letteratura italiana. È stata infatti usata per la prima volta da Dante Alighieri nella “Divina commedia” nel verso 117 del XXXII canto dell’Inferno. Qui, riferendosi ai dannati, sepolti e imprigionati a seconda della gravità del loro peccato nel lago ghiacciato di Cocìto, il poeta scrive: “là dove i peccatori stanno freschi”. Ma il Sommo Poeta ci ha lasciato molti altri modi di dire, entrati ormai a far parte del nostro patrimonio linguistico. Per affermare che un evento non ci scalfisce, possiamo per esempio dire “non mi tange”, espressione pronunciata da Beatrice nel II canto dell’Inferno. Nel XXXIII canto, in un’invettiva contro Pisa, appare invece l’espressione “bel Paese”, oggi usata come sinonimo di Italia. Nel V canto, nel raccontare l’amore tra Paolo e Francesca, scoccato mentre i due leggevano del bacio tra Lancillotto e Ginevra, Dante riferendosi al libro introduce quel “galeotto fu” che usiamo tuttora per dire che la responsabilità di un evento è dipesa da qualcosa estranea a noi. Anche quando utilizziamo l’espressione “senza infamia e senza lode” per far capire che qualcosa non va né tanto bene né tanto male, citiamo ancora una volta Dante, che scrisse il verso “senza infamia e senza lodo” nel III canto per indicare gli ignavi, persone che in vita non avevano avuto il coraggio di prendere posizioni.