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CURIOSITÀ 28 NOVEMBRE 2024

Svelato il mistero di Zosia, la donna vampiro di Pień: ha un volto

Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

Giornalista e videomaker

Giornalista professionista dal 2012, ho collaborato con le principali testate nazionali. Scrivo e realizzo servizi TV di cronaca, politica, economia e spettacolo. Ho esperienze nella redazione di testate giornalistiche online e televisive e lavoro anche nell’ambito del social network.

Zosia è una giovane donna del sedicesimo secolo che è stata sepolta in un modo misterioso e particolare nel cimitero degli esclusi di Pien, nel cuore della Polonia. I suoi resti e la sua storia hanno sempre destato molta curiosità. Per come è stata tumulata, gli archeologi ritengono probabile che i suoi contemporanei la ritenessero una strega e una vampira. Ora gli studiosi sono riusciti a ricostruirne il volto.

Chi era Zosia, la donna accusata di vampirismo e stregoneria

Le ossa di Zosia sono state ritrovate nel 2022. La donna era stata sepolta con un lucchetto che le fissava il piede al terreno per impedirle di alzarsi, mentre una falce era stata posizionata sul collo, pronta a tagliarle la gola in caso fosse riuscita a risollevarsi.

Accanto a lei c’era un altro bambino di circa 6 anni, anche lui con un lucchetto all’alluce, ma sepolto a volto in giù. I due erano stati seppelliti in un luogo lontano dal centro abitato e sconosciuto nei libri di Storia.

Il modo in cui Zosia è stata tumulata fa ipotizzare che i suoi concittadini temevano che potesse tornare dal mondo dei morti. A Pien, secondo gli storici, venivano sepolti gli individui sospettati di vampirismo e stregoneria e per questo è stato soprannominato “il cimitero degli esclusi”.

Ricostruito il volto di Zosia grazie agli esami sui suoi resti

I resti della vampira Zosia hanno attirato particolare attenzione e un team di ricercatori dell’Università Niccolò Copernico di Toruń è recentemente riuscito a ricostruire l’aspetto della donna. Il team è partito dalla conformazione del cranio e ha usato i dati del Dna per darle un volto. La giovane sarebbe morta ventenne e proprio dalla forma del teschio si è riusciti a capire che soffriva di problemi neurologici.

Zosia avrebbe avuto tra i 18 e i 20 anni ed era alta circa 162 centimetri. L’analisi del Dna non è stata in grado di determinare il colore della sua pelle, degli occhi e dei capelli, ma ha indicato un’orgine dalla Scandinavia meridionale, forse della Svezia.

Sulla base di queste analisi, i ricercatori hanno dato alla ricostruzione occhi azzurri, capelli biondo scuro e pelle pallida. Altre caratteristiche scheletriche suggerivano che avesse condizioni debilitanti.

Ad esempio il suo sterno rivelava segni di un cancro non letale ma doloroso, mentre lo stato delle vertebre del collo indicava l’anomalia di Kimmerle, una condizione che può causare forti mal di testa, attacchi improvvisi di svenimento e persino ictus. Sulle ossa della tibia sono state trovate infine le linee di Harris, che alcune ricerche suggeriscono possano indicare malnutrizione o traumi durante l’infanzia.

A causa di queste caratteristiche la giovane sarebbe stata considerata “strana” dalla sua comunità e ciò potrebbe aver indotto gli abitanti del villaggio di Pien a temerla o addirittura a incolparla per cose andate male.

Dopo la sua morte i suoi coevi erano chiaramente terrorizzati dalla possibilità che potesse risorgere e tornare come vampiro. Nell’Europa centrale dell’epoca, infatti, le leggende sui vampiri erano molto diffuse, come per esempio la storia del conte Dracula in Transilvania. Un esempio c’è anche in Italia con la donna vampiro di Venezia.

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