In una controversa lista di obiettivi di “de-estinzione” stilata dall’azienda biotecnologica Colossal Biosciences c’è l’obiettivo di riportare in vita il Moa gigante dell’Isola del Sud (Dinornis robustus), una specie di dinosauro aviario ormai estinto. La compagnia punta a portare a termine il risultato entro dieci anni. Gli scienziati e i partner indigeni locali hanno annunciato che useranno l’ingegneria genetica per l’esperimento.
Il tentativo di riportare in vita il dinosauro e le critiche
“Stiamo riportando in vita i dinosauri aviari”, ha dichiarato la Colossal Biosciences in un post su Instagram.
In particolare il progetto è diretto a fare “resuscitare” il D. robustus, una specie che raggiungeva i 3,6 metri di altezza ed era la più grande delle nove tipologie conosciute di moa, tutte ritenute estinte.
Nell’annuncio, Beth Shapiro responsabile della ricerca di Colossal, ha affermato che l’obiettivo è “riportere in vita il moa” e Ben Lamm, co-fondatore e CEO dell’azienda, ha affermato che gli scienziati “lo restituiranno all’ecosistema”.
Per ricreare la creatura gigante, gli scienziati estrarranno il DNA dalle ossa rimanenti di tutte e nove le specie e lo confronteranno con il DNA degli uccelli viventi, ha dichiarato Shapiro a Time Magazine. I ricercatori saranno quindi in grado di individuare le caratteristiche genetiche specifiche dei moa e apportare tali modifiche nel genoma di un emù o di un tinamo, i due parenti viventi più prossimi dei moa.
Cellule geneticamente modificate di tinamo o emù verranno quindi impiantate in un surrogato di uno dei due uccelli e lasciate in gestazione. I piccoli non saranno rilasciati in natura né tenuti in uno zoo, secondo l’annuncio, il che suggerisce che gli uccelli trascorreranno il resto della loro vita in una riserva naturale recintata.
Le critiche alla Colossal Biosciences
Il nuovo annuncio dell’azienda americana ha però immediatamente attirato le critiche dei ricercatori, che hanno denunciato il fatto che l’azienda non abbia riconosciuto che l’uccello che alla fine creerà non sarà un moa, bensì un ibrido con caratteristiche simili al moa.
“Non esiste attualmente alcun percorso di ingegneria genetica in grado di ripristinare una specie perduta, soprattutto una che manca dal suo contesto ecologico ed evolutivo da centinaia di anni”, ha dichiarato Philip Seddon, professore di zoologia presso l’Università di Otago in Nuova Zelanda, al Science Media Center (NZSMC) del Paese.
“Qualsiasi risultato finale non sarà, e non può essere, un moa, un tesoro unico creato attraverso millenni di adattamento e cambiamento”, ha aggiunto.
Il precedente sul dire wolf di Colossal
Colossal aveva precedentemente affermato di aver riportato in vita il dire wolf o metalupo (Aenocyon dirus), un predatore dell’era glaciale estintosi più di 10.000 anni fa.
Anche la rivelazione di aprile ha suscitato critiche da parte di molti esperti, che hanno affermato che gli animali erano semplicemente lupi grigi con alcuni tratti tipici del lupo nero, opportunamente selezionati.
Colossal ha anche in programma di “resuscitare” il mammut lanoso, il dodo e il tilacino (una creatura simile al lupo, nota anche come tigre della Tasmania), ma anche questi progetti sono avvolti da polemiche.
In seguito all’annuncio del lupo grigio, Beth Shapiro ha chiarito in un’intervista a New Scientist che gli animali sono in realtà “lupi grigi con 20 modifiche” e che “non è possibile riportare in vita qualcosa di identico a una specie che era in vita”.