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INTRATTENIMENTO 10 FEBBRAIO 2024

Mahmood con i Tenores di Bitti a Sanremo: chi sono e perché sono tutelati

La quarta serata del Festival di Sanremo 2024, l’ultimo condotto da Amadeus, è stato molto attesa. Il 9 febbraio, infatti, si sono esibiti i cantanti in gara con delle cover condivise con altri artisti. Alcuni duetti hanno incuriosito più di altri. È il caso di Mahmood che ha cantato con i Tenores di Bitti, omaggiando il grande Lucio Dalla. Non tutti sanno cos’è il canto a tenore sardo. Cerchiamo di capire meglio.

La serata cover di Mahmood: perché ha scelto i Tenores di Bitti

Mahmood è fra i favoriti del Festival di Sanremo 2024, d’altra parte ha già vinto due edizioni: nel 2019 con “Soldi” e nel 2022 con “Brividi”, un brano che ha portato in coppia con Blanco. Quest’anno ha puntato su “Tuta Gold”, ma anche sulla riuscita della serata cover.

È stata un’occasione per ricordare il talento indiscusso di Lucio Dalla, impreziosendolo con la bellezza del canto a tenore sardo, una forma d’arte millenaria che i Tenores di Bitti mantengono attuale attraverso la loro produzione artistica.

Una scelta, quella di portare sul palco del Teatro Ariston la Sardegna, che ha delle ragioni ben precise: “I Tenores di Bitti sono pazzeschi e sono felicissimo perché una delle mie canzoni preferite “Come è profondo il mare” la canterò proprio con loro che rappresentano la mia terra d’origine”, ha dichiarato Mahmood.

Anche “Tuta Gold” ha origini sarde: è nata nelle acque di Orosei, dove il cantautore ha passato l’estate. “In questo testo c’è anche un po’ della mia famiglia e di questo sono orgoglioso. Mia mamma questa canzone non la sopportava più perché la ripetevo dalla sera alla mattina. Ho scritto cinque ritornelli, uno più brutto dell’altro. Il ritornello finale l’ho chiuso a Milano in studio, al ritorno dalla Sardegna”.

Chi sono i Tenores di Bitti Remunnu ‘e Locu: la storia del gruppo

I Tenores di Bitti Remunnu ‘e Locu, come si può facilmente intuire dal nome, è il gruppo storico di Bitti, un paesino in provincia di Nuoro. Nati nel 1974, i tenori che compongono il gruppo, hanno l’ambizione di non disperdere la bellezza di un canto sardo millenario. Con Remunnu ‘e Locu, inoltre, vogliono rendere omaggio a Raimondo Delogu, poeta estemporaneo di origini sarde.

I Tenores di Bitti non si sono limitati alle manifestazioni locali, ma hanno anche partecipato a tournée di musica folk sarda sia in Italia che all’estero. Per 35 anni, si sono esibiti in tutta Europa, hanno calcato i palchi di Australia, Canada, Stati Uniti, Argentina, Cuba, Marocco, Egitto e Iraq.

Consapevoli del patrimonio artistico di cui sono detentori, nel 1995 hanno istituito una scuola, in collaborazione con il Comune di Bitti. Nel 1997 hanno anche avviato un gemellaggio con il conservatorio di Sassari e attirato tanti ricercatori ed esperti di musicologi.

“Ho scoperto la musica sarda per la prima volta nel 1988, durante la parte italiana del tour europeo. Il nostro promoter milanese ci fece una cassetta dalla sua collezione etnomusicale che ho ascoltato in macchina diretto a un concerto. Sono rimasto stupito da ciò che ascoltavo e ho speso gli anni seguenti in cerca di ulteriori esempi di questa musica. Grazie a Riccardo Giagni adesso abbiamo un altro eccellente esempio delle qualità vocali sarde. Spero che altri ameranno questo disco, così come lo amo io”, queste sono le parole piene di stima di Frank Zappa.

È del 1996 l’album dei Tenores di Bitti dal titolo “S’Amore ‘e Mama”, prodotto da Peter Gabriel. Nel 2014 il gruppo ha partecipato a una raccolta fondi per fondare il Museo di Bitti, per far conoscere il canto a tenore.

Cos’è il canto a tenore sardo, tutelato come patrimonio UNESCO

I tenores sono gruppi polifonici composti da quattro voci maschili: bassu, contra, boche e mesu boche. La boche porta avanti la melodia principale, mentre le altre tre si alternano con le armonie. I testi sono poesie in rima baciata. In base alla metrica varia anche il tipo di brano: gli endacasillabi, ad esempio, sono musicati in boches ‘e notte, o canti a sa seria, più malinconici e intensi. Altri sono balli in tre quarti.

Il 25 novembre 2020 il canto a tenore è stato dichiarato patrimonio immateriale dell’umanità: l’UNESCO ha stabilito che si tratta di una tradizione che deve essere preservata e trasmessa alle future generazioni, vista la sua unicità e il suo valore artistico e culturale.

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