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CURIOSITÀ 13 FEBBRAIO 2024

Meteorite raro caduto in Italia: è uno dei materiali più preziosi dell’universo conosciuto

La natura regala sempre scoperte sorprendenti. E il caso del meteorite raro ritrovato in Calabria non è da meno. Senza contare, poi, che trattandosi di un rinvenimento tutto italiano c’è proprio da essere orgogliosi. La ricerca, pubblicata sulla rivista Communications Earth & Environment, infatti è a firma dell’Università di Bari con la collaborazione dell’Ateneo di Firenze e dell’Asi, l’Agenzia spaziale italiana.

Scoperto in Calabria il raro quasicristallo spaziale

Il meteorite raro in questione è una sfera minuscola rinvenuta sul monte Gariglione, in Calabria. Ad attirare un collezionista, che lo ha subito mandato al dipartimento universitario competente, è stata la sua lucentezza metallica. La conferma che si trattasse di un corpo celeste è arrivata proprio dai ricercatori baresi.

L’eccezionalità dell’evento è data dal fatto che si tratta del terzo caso al mondo di materiale extraterrestre contenente delle leghe metalliche di questo tipo. Lo hanno definito un “quasicristallo” di origine naturale.

L’ultimo ritrovamento risale al 2011, in Russia, e si tratta del meteorite di Khatyrka. A rendere la scoperta nostrana eccezionale è anche il luogo. Questi due corpi celesti sono stati rinvenuti a migliaia di chilometri di distanza.

“Lo sviluppo delle scienze planetarie in Italia meridionale è un punto su cui abbiamo sempre creduto e questa scoperta dimostra come il contributo degli studi geologico-mineralogici siano essenziali per il progresso delle conoscenze sul nostro sistema solare”, ha affermato Giovanna Agrosì, docente di mineralogia dell’Università di Bari e coordinatrice dello studio.

“I risultati di questa ricerca mostrano che esiste un universo ancora ignoto di fasi mineralogiche alla nanoscala nei materiali di origine extraterrestre, che riesce ancora a sorprenderci. La scoperta di questa lega anomala in una matrice condritica, insieme alla presenza dei quasicristalli, apre nuovi scenari sulle origini del materiale originario da cui si è staccato il frammentino e fornisce nuovi elementi per comprendere i meccanismi di formazione del Sistema Solare”, ha commentato Paola Manzari dell’Unità di coordinamento ricerca e alta formazione (Ucr) del Centro spaziale di Matera dell’Asi.

La micrometeorite, al momento, si trova nel Museo di Scienze della Terra dell’Università di Bari. “La scoperta è importantissima non solo per le scienze mineralogiche e planetarie ma anche per la fisica e la chimica dello stato solido; essa dimostra ancora una volta che i quasicristalli possono formarsi spontaneamente in natura e, soprattutto, rimanere stabili per tempi geologici”, queste sono state le parole di Giuseppe Mastronuzzi, direttore del Dipartimento di scienze della Terra e geoambientali dell’Università di Bari.

Cosa sono le micrometeoriti e perché sono preziose

I quasicristalli sono materiali con gli atomi disposti come se fossero mosaici, hanno quindi una loro regolarità, ma non sono mai ripetitivi. Questo fattore li rende diversi dai cristalli normali e affascina non poco gli esperti del settore.

“Fu Dan Shechtman, poi premiato nel 2011 con un Nobel per le sue scoperte, a studiarne negli anni Ottanta la struttura che li rende preziosi anche per applicazioni in vari settori industriali. Quindici anni fa, fui proprio io a scoprire che tale materiale esisteva anche in natura, grazie all’individuazione del primo quasicristallo in un campione appartenente alla meteorite Khatyrka”, queste sono le parole di Luca Bindi, professore di mineralogia dell’Università di Firenze.

Che differenza c’è tra micrometeorite e meteore

Le collisioni degli asteroidi con la Terra accadono molto più spesso di quanto si possa immaginare. Inoltre le dimensioni sono talmente ridotte da rendere i ritrovamenti più difficili. Esistono asteroidi Near-Earth di qualche metro di diametro che impattano con il nostro pianeta anche ogni due settimane, mentre quelli di qualche decina di centimetri arrivano anche ogni giorno.

I corpi celesti che sono grandi da un granello di polvere a un metro sono definiti meteoroidi. La loro velocità di 15 o 20 chilometri al secondo li rende bolidi brillanti che somigliano alle stelle cadenti. Alcuni impattano con il suolo e i loro ritrovamenti vengono associati ai meteoriti, residui sopravvissuti all’ablazione atmosferica.

Durante la caduta si crea una crosta di fusione scura, ma al suo interno rimane la colorazione chiara d’origine. A volte i meteoriti hanno delle fossette che si formano durante l’ablazione e che si chiamano regmaglipti.

Inoltre, attorno al Sole orbitano tantissimi micro-meteoroidi, le loro dimensioni sono comprese tra 50 micron e 2 millimetri: sono loro a rappresentare un contributo considerevole dei ritrovamenti sul suolo terrestre. Ed è proprio quando toccano la superficie del nostro pianeta che diventano micro-meteoriti: superstiti di un viaggio spaziale ad alta velocità.

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