In un Paese in cui la terra trema con regolarità, non sorprende che si siano sviluppate leggende capaci di dare un volto, e persino un nome, al mistero e alla paura. In Giappone, uno di questi volti è quello di Namazu, un gigantesco pesce gatto che vivrebbe sotto la crosta terrestre. Secondo l’antica mitologia giapponese, è proprio lui, muovendosi bruscamente o agitando la coda, a causare i terremoti. Una spiegazione simbolica che ancora oggi affascina e sopravvive nel folklore, nonostante il Giappone sia diventato uno dei Paesi più avanzati al mondo proprio nella scienza e nella gestione dei fenomeni sismici. Ma da dove nasce questa leggenda? E perché proprio il Giappone è così soggetto ai terremoti? E, soprattutto, come ha fatto questo Paese a trasformare una minaccia costante in un sistema tra i più avanzati al mondo nella gestione sismica?
Namazu, il pesce gatto che scuote la terra
La leggenda di Namazu affonda le radici nel periodo Edo (1603–1868), un’epoca in cui i terremoti erano frequenti e devastanti, ma la scienza non era ancora in grado di fornire risposte. Secondo la tradizione, Namazu vive sotto il Giappone ed è sorvegliato dal dio Kashima, che cerca di tenerlo fermo con una gigantesca pietra sacra. Quando Kashima si distrae o si allontana, Namazu si agita, provocando tremori e distruzione in superficie.
Questa figura mitologica, raffigurata spesso in stampe popolari dell’epoca, rappresentava una sorta di metafora: l’idea che il disastro fosse sempre in agguato, trattenuto solo da un fragile equilibrio. Curiosamente, Namazu era considerato anche portatore di giustizia sociale: dopo i terremoti, infatti, le ricchezze si ridistribuivano e i potenti perdevano i propri privilegi. Una visione che univa paura e speranza, distruzione e rinnovamento.
Perché in Giappone ci sono così tanti terremoti
Dal punto di vista geologico, la posizione del Giappone spiega molto. L’arcipelago si trova infatti in una delle aree più sismicamente attive del mondo, situata lungo il cosiddetto Anello di Fuoco del Pacifico, una fascia dove si incontrano numerose placche tettoniche.
In particolare, sotto il Giappone si incrociano la placca pacifica, quella delle Filippine, quella nordamericana e quella eurasiatica. Questo continuo movimento genera tensioni che, quando si rilasciano, provocano i terremoti. I giapponesi convivono con questo rischio quotidianamente: sono abituati a scosse anche leggere, e fin dall’infanzia imparano come comportarsi in caso di sisma.
Come il Giappone ha imparato a convivere con i terremoti
Se la mitologia serviva un tempo a esorcizzare la paura, oggi il Giappone risponde con una tecnologia e una cultura della prevenzione che fanno scuola nel mondo. Dopo ogni grande terremoto (dal devastante sisma del 1923 a Tokyo, fino alla catastrofe del 2011 a Tōhoku) il Paese ha investito in ricerca, edilizia antisismica e sistemi di allerta precoce.
Le scuole organizzano regolarmente simulazioni di evacuazione. Le case e gli edifici pubblici sono progettati per resistere alle scosse, con fondazioni flessibili e materiali intelligenti. Le metropolitane si fermano automaticamente al primo segnale di pericolo. Le famiglie tengono a casa zaini di emergenza, con cibo, acqua e kit di primo soccorso.
A questo si aggiunge un sofisticato sistema di monitoraggio che, in pochi secondi, riesce ad avvisare la popolazione anche con qualche istante di anticipo. Pochi secondi possono sembrare pochi, ma bastano a fermare un treno o a permettere a una persona di ripararsi sotto un tavolo. Segno che il Giappone non si limita a gestire le emergenze: le studia, le anticipa, le sfida. È recente, per esempio, l’esperimento che ha portato alla creazione artificiale di fulmini, un passo che apre nuove prospettive nella comprensione dei fenomeni atmosferici estremi.
Una lezione di cultura e resilienza
Il Giappone dimostra che non basta conoscere il pericolo: bisogna prepararsi. La sua forza non risiede solo nella tecnologia, ma anche nell’atteggiamento culturale. I giapponesi non si affidano al caso né rimuovono la paura: la affrontano, ogni giorno, con disciplina e consapevolezza.
Il loro rapporto con le forze incontrollabili della natura è radicato tanto nella storia quanto nell’attualità. Se ieri era Namazu a scuotere la terra, oggi sono le tensioni geopolitiche a far tremare. Non è un caso che proprio dal Giappone arrivi una delle più inquietanti previsioni legate al rischio di una nuova guerra mondiale.
Forse Namazu, nella sua agitazione sotterranea, rappresenta ancora oggi qualcosa di più profondo: la memoria di ciò che può accadere, ma anche il simbolo di un popolo che ha imparato a non farsi travolgere. E nonostante tutto, il Giappone continua a restare in equilibrio. Anche quando la terra trema.