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CURIOSITÀ 21 DICEMBRE 2025

Segnali alieni verso la Terra: l’ipotesi escatologica

Il nostro immaginario sul primo contatto con una civiltà aliena è stato plasmato dalla fantascienza: invasioni spettacolari, messaggi da esseri superiori e visite misteriose cariche di simbolismi. Ma la ricerca scientifica più recente suggerisce uno scenario molto diverso, meno rassicurante e soprattutto meno cinematografico. Secondo una nuova ipotesi discussa in ambito accademico, il primo segnale alieno che potremmo intercettare non sarebbe affatto rappresentativo di una civiltà avanzata nel pieno della sua stabilità. Al contrario, potrebbe provenire da una fase estrema, instabile, persino terminale.

Perché il primo contatto potrebbe ingannarci

Il punto di partenza è un’osservazione ben nota agli astronomi: le prime scoperte non sono quasi mai tipiche. La storia dell’astronomia è costellata di esempi in cui ciò che viene individuato per primo è semplicemente ciò che “si fa notare di più”. Non perché sia comune, ma perché emette un segnale molto più forte rispetto al resto.

È accaduto con gli esopianeti, scoperti inizialmente attorno a pulsar estremamente rare, ed è vero anche per le stelle visibili a occhio nudo, spesso giganti luminose che rappresentano una minoranza dell’universo stellare. Questo stesso principio, applicato alla ricerca di intelligenze extraterrestri, porta a una conclusione spiazzante: se intercetteremo un segnale alieno, sarà probabilmente un’eccezione, non la regola.

L’ipotesi escatologica e il concetto di “segnale estremo”

A formalizzare questa idea è l’astronomo David Kipping, direttore del Cool Worlds Lab della Columbia University, in un lavoro destinato alla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society. Kipping parla di ipotesi escatologica, riprendendo il termine “escatologia”, che indica lo studio delle fasi finali, della fine o del collasso.

Secondo questa ipotesi, il primo segnale di una civiltà tecnologica extraterrestre sarebbe “escatologico” perché prodotto in un momento critico: una transizione violenta, una crisi irreversibile o addirittura l’ultima fase di esistenza di quella civiltà. È in questi momenti che i segnali diventano più intensi, anomali e quindi rilevabili a grandi distanze cosmiche.

Civiltà in crisi e tecnofirme fuori scala

Ma che tipo di segnali potremmo osservare? Non necessariamente messaggi intenzionali. Alcuni ricercatori ipotizzano che una civiltà in declino possa lasciare tracce involontarie, come un’atmosfera sempre più inquinata, emissioni energetiche fuori controllo o alterazioni chimiche difficili da spiegare con processi naturali.

In questo senso, anche la nostra civiltà potrebbe apparire “rumorosa” a un osservatore esterno: il riscaldamento globale, l’aumento di anidride carbonica e altri inquinanti potrebbero essere interpretati come la firma di un sistema instabile. Il segnale alieno, dunque, potrebbe non essere un saluto, ma un sintomo.

Il caso del segnale Wow! e il dubbio irrisolto

Questa prospettiva getta una nuova luce anche su eventi storici mai spiegati del tutto, come il celebre Wow! Signal del 1977. All’epoca fu interpretato come un possibile messaggio extraterrestre, ma non venne mai più rilevato. Kipping ha suggerito che potrebbe essere stato un evento transitorio, forse legato a una fase estrema di una civiltà lontana, e proprio per questo irripetibile. Non una comunicazione stabile, quindi, ma un picco improvviso destinato a spegnersi.

Come avviene la ricerca di segnali alieni

L’ipotesi escatologica ha implicazioni profonde anche sul modo in cui cerchiamo altre intelligenze nel cosmo. Invece di concentrarsi su segnali regolari e ripetibili, la ricerca dovrebbe dare maggiore importanza a eventi anomali e transitori, difficili da classificare.

Strumenti come il Vera Rubin Observatory e il Sloan Digital Sky Survey monitorano il cielo in modo continuo proprio per intercettare cambiamenti improvvisi. È in questi dati che potrebbe nascondersi il primo vero indizio di una civiltà extraterrestre. Alla luce di queste considerazioni, diventa chiaro perché il primo contatto alieno potrebbe sorprenderci e persino inquietarci. Non sarebbe l’incontro con una civiltà prospera e desiderosa di dialogo, ma l’osservazione indiretta di qualcosa di raro, estremo e, forse, irripetibile.

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