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CURIOSITÀ 18 DICEMBRE 2025

Il Natale arriva prima ogni anno: la spiegazione della scienza

Tante volte, guardando il calendario, ci siamo sorpresi a pensare: “Com’è possibile che sia già dicembre?”. Questa sensazione diffusa di accelerazione del tempo non è solo un’impressione casuale. C’è una base scientifica ben precisa dietro al fatto che sembra che l’anno voli e che il Natale arrivi prima ogni anno. Le decorazioni nelle vetrine dei negozi, le giornate che si accorciano e il desiderio di fare shopping compulsivo per fare i regali ai propri cari sono tutti segnali che ci dicono che la festa più attesa sta arrivando, di nuovo e alla velocità della luce. Tuttavia la percezione del tempo è complessa e merita una riflessione.

Il tempo dentro di noi non esiste

Per capire perché percepiamo il tempo in modo così elastico, e quindi perché abbiamo la percezione che il Natale arrivi prima ogni anno, bisogna partire da un principio importante. Lo scandire delle ore e dei giorni, così come lo viviamo nella nostra esperienza quotidiana, non è qualcosa che il cervello registra automaticamente. A differenza della luce o dei suoni, per cui abbiamo organi sensoriali specifici, non esiste un recettore del tempo nel nostro organismo. Il cervello non percepisce il tempo in sé, ma lo deduce tenendo traccia di ciò che accade e dei cambiamenti che avvengono nell’ambiente e dentro di noi.

In sostanza, il nostro senso del tempo è costruito sulla quantità e sulla qualità degli eventi che viviamo: quando succedono molte cose significative, il cervello registra un anno ricco di esperienze; quando invece la nostra routine è monotona, i ricordi risultano più compressi e meno distinti.

La distinzione tra tempo vissuto e tempo ricordato

La percezione del tempo va distinta in prospettiva e retrospettiva. Nel primo caso, percepiamo il passare dei secondi o dei minuti mentre li stiamo vivendo. Per esempio, quando siamo annoiati o stiamo aspettando il tempo sembra lento. Nel secondo caso giudichiamo lo scandire delle ore dopo che sono passate. Qui entrano in gioco i ricordi e la loro densità.

Quando guardiamo indietro, rispetto all’anno appena passato, e proviamo a capirne la durata, il cervello passa in rassegna i ricordi. Se sono pochi, simili tra loro o poco vividi, il cervello conclude che quell’anno è passato in fretta. Ed ecco perché, quando siamo coinvolti in routine quotidiane o ripetitive, il tempo sembra sfuggire via più rapidamente.

Con l’età e con le abitudini quotidiane, molte parti della nostra vita diventano prevedibili: andare al lavoro, fare le solite commissioni, seguire sempre la stessa routine. Tutto questo porta a una quantità minore di eventi veramente nuovi o memorabili e, di conseguenza, a meno punti di riferimento nella memoria. Quando il cervello poi ripensa all’anno trascorso, ciò che vede è una sequenza di momenti simili tra loro, che inducono a considerare che il tempo sia letteralmente volato.

È la stessa spiegazione che giustifica l’esperienza comune secondo la quale il tempo scorre più velocemente da adulti che da bambini. Per un bambino, ogni giorno è ricco di novità — una parola nuova, un gioco nuovo, un’esperienza nuova — e quindi gli anni sembrano lunghi. Per un adulto, molte esperienze sono prevedibili e la memoria conserva meno dettagli.

Come allungare la percezione del tempo

Fortunatamente, la scienza suggerisce anche un modo per contrastare questa percezione di accelerazione e, dunque, anche la sensazione che il Natale arrivi prima ogni anno. Il segreto sta nel riempire la nostra vita di esperienze nuove e significative. Viaggiare, imparare qualcosa di nuovo, provare attività diverse o rompere la routine quotidiana aiutano a creare ricordi più ricchi e distinti. Quando l’anno finisce e il cervello li richiama, quei periodi sembreranno più pieni e, paradossalmente, si avrà la sensazione che siano durati più a lungo.

In definitiva, il fatto che dicembre arrivi sempre prima non è un mistero magico o una questione di percezione collettiva incontrollabile: è il risultato di come funziona la nostra mente nel misurare e ricordare il tempo e di quanto viviamo esperienze nuove e memorabili nel corso dell’anno.

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